ANCHE IL SINDACATO, COME IL DIRITTO DEL LAVORO, DEVE INCOMINCIARE A OCCUPARSI MOLTO DI PIÙ DELLA SICUREZZA DEL LAVORATORE NEL MERCATO
Editoriale telegrafico per la Nwsl n. 338, 23 marzo 2015..
Traggo da una scheda distribuita dalla Cisl regionale nel corso di un incontro a Vicenza venerdì scorso, intitolata Chi ha l’articolo 18 e chi no, che su 1.330.000 lavoratori veneti in condizione di sostanziale dipendenza, oggi ce ne sono circa 400.000 a tempo indeterminato in aziende sotto la soglia dei 16, 160.000 titolari di contratto a termine, 50.000 collaboratori domestici, 30.000 “parasubordinati”: cioè 640.000, poco meno della metà del totale, non godono di quella protezione forte. Ne godono invece gli altri 690.000 operai, impiegati o quadri, cioè il 51,8 per cento, in calo costante negli ultimi quarant’anni, quindi probabilmente destinati a scendere sotto la metà anche senza il Jobs Act. La tendenza alla riduzione di questa parte è anche tendenza alla riduzione del ruolo e del peso nell’economia e nella società di un sindacato che di fatto si accontenta di proteggere il lavoratore soltanto nelle aziende medio-grandi e trascura totalmente i servizi nel mercato. Per porsi al servizio dell’intera platea dei lavoratori dipendenti il sindacato, come la legislazione del lavoro, deve invece incominciare a occuparsi prevalentemente di quello che interessa e interesserà sempre di più a tutti: la sicurezza economica e professionale nel passaggio da un’0ccupazione a un’altra e un mercato del lavoro dove domanda e offerta si incontrino facilmente. Questo è un “articolo 18” più importante, al quale tutti, ma proprio tutti, i lavoratori devono poter aspirare. E che, a differenza di quello vecchio, può davvero essere garantito a tutti.
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