DUE IMPOSTAZIONI TRA LORO POCO COMPATIBILI PER LA PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE NEL SETTORE PUBBLICO: TRA LE DUE, MEGLIO QUELLA CHE GARANTISCE UNA MAGGIORE MOBILITÀ DEI DIRIGENTI PUBBLICI
Nota per la Nwsl n. 338, 21 marzo 2015.
A) La corruzione fiorisce là dove manca il controllo sulla produttività, sui risultati di gestione. Per tagliare l’erba sotto i piedi ai corrotti e ai corruttori è indispensabile che le amministrazioni siano soggette, oltre che a una trasparenza totale, a un controllo stringente di produttività ed efficacia, di economicità complessiva di gestione, di qualità della spesa. Per questo è necessario che ogni incarico dirigenziale sia strettamente legato a obiettivi da raggiungere specifici e misurabili, per il cui conseguimento ogni dirigente pubblico sia rigorosamente responsabilizzato. Sta di fatto, però, che il dirigente stesso non può essere responsabilizzato rispetto ai risultati, se non gli si consente di riappropriarsi delle prerogative manageriali e della necessaria discrezionalità nella gestione delle risorse umane e strumentali: in questo ordine di idee, dunque, proprio per poter responsabilizzare pienamente il dirigente occorre ridurre rinunciare a imporgli delle procedure, dei vincoli circa gli atti da compiere e circa il modo di gestire le risorse di cui dispone.
Proprio qui sorge però la grande obiezione: se lasciamo le redini sul collo al dirigente pubblico, chi ci garantisce che questi non usi poteri e risorse nell’interesse proprio e dei propri amici, invece che nell’interesse pubblico? Donde la seconda impostazione della soluzione del problema.
B) Per evitare che il dirigente pubblico usi poteri e risorse in funzione di interessi diversi da quello pubblico, occorre stabilire procedure gestionali precise che consentano il controllo di legittimità di ciascun atto di gestione. Cioè l’esatto contrario del controllo di produttività ed economicità complessiva dell’attività amministrativa: o responsabilizziamo il dirigente sul risultato lasciandogli discrezionalità sul come fare, o stabiliamo passo per passo quel che deve fare; ma allora, inevitabilmente, in qualche misura lo deresponsabilizziamo sul risultato.
A ben vedere, fin qui abbiamo seguito prevalentemente la seconda via, quella del controllo preventivo di legittimità, non quella del controllo ex post sui risultati. Abbiamo responsabilizzato i dirigenti pubblici sulla legittimità formale degli atti, non sulla soddisfazione degli utenti o dell’interesse dell’amministrazione; sulle procedure e non sugli obiettivi. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Il metodo del collegamento stretto fra incarico dirigenziale e raggiungimento di obiettivi predeterminati in modo specifico e preciso, nonché della trasparenza totale che consenta alla cittadinanza di controllare passo passo l’operato di ciascuna amministrazione, è più difficile sul piano tecnico e su quello politico. Ma presenta almeno il vantaggio di costituire un antidoto contro l’inamovibilità dei dirigenti pubblici: uno dei fattori più rilevanti del diffondersi delle intese illecite funzionali alle malversazioni.
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