ANCORA SUL RECLUTAMENTO NEI CONSERVATORI

TEMPESTA IN UN BICCHIER D’ACQUA, DOPO CHE HO OSSERVATO QUANTO SIA ASSURDO CHE UN DOCENTE POSSA ESSERE ASSEGNATO MECCANICAMENTE “A SANTA CECILIA O A RODI GARGANICO” SULLA BASE DI UNA GRADUATORIA NAZIONALE

Risposta alla lettera aperta di Francesco Di Lernia, Direttore del Conservatorio musicale di Foggia e Rodi Garganico, 7 marzo 2015, a seguito di un mio breve commento alla risposta del Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca.

Ringrazio il prof. Di Lernia per l’attenzione dedicata al mio breve commento, in riferimento alla risposta del ministro dell’Istruzione alla mia interrogazione del luglio scorso. Desidero soltanto chiarire che il mio riferimento alla possibilità dell’assegnazione di un docente “a Santa Cecilia o a Rodi Garganico” aveva esclusivamente lo scopo di evidenziare una contrapposizione geografica (centro vs periferia), senza attribuzione di alcuna connotazione qualitativa alle sedi menzionate. Non ho certo citato Rodi Garganico come polo negativo in contrapposizione a Santa Cecilia come polo positivo: li ho citati come centri artistici e didattici entrambi vittime dell’identica situazione paradossale per cui né l’uno né l’altro possono decidere quali professori chiamare e incentivare a rimanere. Non possiamo fingere che quello che il Francesco Di Lernia chiama  “decentramento culturale a pelle di leopardo” dia vita a una virtuosa democratizzazione di scienza, arte e conoscenza. Credo che sappia benissimo anche lui quale sia l’effetto negativo del sistema di reclutamento fondato su di un pachidermico e lentissimo processo di selezione nazionale: le sedi periferiche – quelle del sud quanto quelle del nord – diventano parcheggi di rotazione di docenti che, anche per effetto dell’esclusione di ogni autonomia locale in materia di reclutamento, aspetta solo la prima occasione utile per trasferirsi in una città maggiore. Il Direttore del Conservatorio di Foggia ha fatto il conto di quanti supplenti hanno cambiato negli ultimi dieci anni gli studenti delle sedi più periferiche, in confronto con quelli delle sedi più centrali? A me sembra, infine, che dopo un quarto di secolo di vergognosa assenza di concorsi – a seguito del maxi-concorso del 1990 – cui è conseguita l’esclusione di un’intera generazione dall’insegnamento nei nostri Conservatori, sia arrivato il momento di incominciare a mettere al centro gli interessi degli studenti, invece che quelli dei docenti; e di sperimentare con maggiore coraggio l’autonomia e piena responsabilizzazione degli istituti. Certo, autonomia e responsabilizzazione comportano un decentramento gestionale esteso anche al reclutamento, bilanciato da una distribuzione del finanziamento statale basata prevalentemente sulla valutazione della qualità e quantità dei risultati didattici e artistici. Nel settore musicale più che in altri questa valutazione è possibile, sulla base dell’osservazione delle carriere dei diplomati e di altri indici rilevanti, che in altri Paesi sono rilevati e utilizzati da tempo con risultati molto apprezzabili: è solo questione di rimboccarsi le maniche e di superare le resistenze di coloro che di una seria valutazione e di una vera contendibilità delle funzioni non hanno mai voluto sapere.

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