… E QUANTO POCO FA SU QUESTO TERRENO L’AGENZIA PUBBLICA INVITALIA
Lettera pervenuta il 3 marzo 2015, a seguito del mio intervento pubblicato su Foglio, Politica industriale: le due leve sbagliate e le cinque giuste
Gentile senatore Ichino,
breve pezzo ma altamente incisivo, il Suo sul Foglio di oggi riguardo al ruolo strategico degli investimenti diretti esteri. Grazie davvero.
Oltre alle cinque leve da lei menzionate, le segnalo quanto è capitato al sottoscritto tre anni fa. Di rientro da una dozzina di anni in Cina, forte di limitate, ma intense, esperienze di policy industriale legata alla diffusione delle tecnologie per l’efficientamento industriale (con l’agenzia di Sviluppo dell’ONU), ho avuto la balzana idea di proporre a INVITALIA una partnership con l’Accademia delle Scienze Sociali di Pechino e un paio di gruppi di promozione industriale del “Dragone” che cercavano di costruire politiche per allocare investimenti anche in Italia – dopo aver provveduto a fare altrettanto, e con successo, in Belgio, Spagna, Francia e Olanda.
Proponemmo a INVITALIA di lavorare insieme a politiche attraenti per i capitali provenienti dalla Cina, ad esempio orientandoli al rinnovo del parco energetico di impianti sportivi, piscine comunali, e altre strutture della PA (facendo certamente lavorare imprese nazionali ed esperti italiani del settore), limitandoci a dare loro indietro certificati bianchi, oppure gestioni/concessioni del bene ventennali, in questo modo ricompensando molto bene in termini di payback e ROI [return of investment – n.d.r.], ma rinnovando completamente il parco energetico, con risparmi sulle bollette del 40% e passa, ma senza svendere il Paese a quella che è una “naturale aggressività dell’investimento cinese”.
INVITALIA (900 stipendiati pubblici per fare icchè?, disse il mio collega fiorentino attonito) rispose: noi non facciamo politiche. Alla domanda: cosa fate, allora? ci venne risposto che “INVITALIA accompagna per mano l’imprenditore cinese che vuole investire all’interno della complessa trama italica per rendere efficace tale investimento”.
Spero di averle fatto balenare l’idea che ci vorrebbe una leva numero 6, cancellando – o riorientando ad usi più efficienti – gli organismi statuali rimasti “senza timone e senza senso”.
Cortesi saluti
Andrea De Angelis, team leader Improware
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