BENE LA RISCOPERTA DA PARTE DEI SINDACATI DELLA NECESSITA’ DI PROTEZIONE DEI LAVORATORI NEL MERCATO, E NON SOLO NEL RAPPORTO DI LAVORO, MA L’ATTIVITA’ OGGETTO DEL CONTRATTO DI RICOLLOCAZIONE HA NATURA SPECIALISTICA E NON PUO’ ESSERE SVOLTA DA LORO DIRETTAMENTE
Intervista a cura di Chiara Rizzo per il settimanale Tempi, 4 marzo 2015, in riferimento a un articolo di Mania e Fubini comparso su la Repubblica il 2 marzo – Poiché quanto si legge in quell’articolo e ripreso dall’intervistatrice potrebbe indurre il lettore in errore, preciso al riguardo che a) a me non risulta che il Governo, nel varare il nuovo istituto del contratto di ricollocazione, pensi ai sindacati come “agenzie accreditate” per lo svolgimento del servizio; b) non ho pregiudizi negativi contro il fatto che i sindacati incomincino a occuparsi dei servizi ai lavoratori e alle imprese nel mercato del lavoro, ma mi sembra che difficilmente potrebbero proporsi di fornire direttamente questi servizi: sarebbe comunque necessaria, semmai, la costituzione di agenzie dotate delle competenze richieste, in forma di ente controllato da un sindacato, o di ente bilaterale.
Il governo continua a lavorare sui decreti attuativi del Jobs act da presentare entro maggio, in particolare sulle proposte per la riforma delle politiche attive. Fa molto discutere una delle idee allo studio dell’esecutivo: concedere anche ai sindacati la possibilità di svolgere la ricerca di lavoro per i disoccupati, entrando di fatto nel mercato riservato sino ad oggi ai centri per l’impiego e alle agenzie per il lavoro, come Gigroup o Manpower. I sindacati – secondo il progetto in studio – riceverebbe un voucher per ogni impiego, con il contratto a tutele crescenti, che riuscirebbero a trovare: ciò per i confederali significherebbe una ventata di introiti nuovi.
Come funzionerebbe, se questa proposta allo studio del Governo diventasse effettivamente parte del decreto attuativo della legge delega sul lavoro, l’idea che anche i sindacati offrano un servizio di ricollocamento dei disoccupati, aiutandoli a trovare lavoro come oggi fanno centri per l’impiego e agenzie?
Il servizio di assistenza intensiva a chi cerca un nuovo posto di lavoro, oggetto del contratto di ricollocazione, cui è dedicato l’articolo 17 del decreto sul trattamento di disoccupazione, richiede competenze e know-how specifici, di cui i sindacati in quanto tali non sono dotati; l’accreditamento presuppone inoltre che l’operatore abbia accumulato un minimo di esperienza specifica nell’esercizio di questa attività.
In termini di efficienza per le politiche attive lei è d’accordo con questa proposta?
Per il motivo che ho appena detto, non mi sembra che i sindacati possano candidarsi a svolgere direttamente il servizio che è oggetto del contratto di ricollocazione. Altro è il discorso sulla possibilità che un sindacato promuova la costituzione di un’agenzia con quelle caratteristiche, magari in accordo con la sua controparte imprenditoriale e in forma di ente bilaterale.
Si dibatte in questi giorni sulle conseguenze politiche di questa proposta. Quali potrebbero essere secondo lei, rispetto ai sindacati?
Una cosa è certa: il movimento sindacale è nato prestando assistenza ai lavoratori nel mercato del lavoro. Le prime Camere del lavoro e le Leghe bracciantili, alla fine dell’Ottocento e nei primi due decenni del Novecento, erano anche uffici di collocamento. E la Società Umanitaria, che ha svolto un ruolo tanto importante nel movimento operaio lombardo, era una modernissima “agenzia del lavoro”, che offriva servizi di collocamento e al tempo stesso di formazione professionale mirata agli sbocchi occupazionali effettivamente esistenti. I sindacati devono riscoprire, a un secolo di distanza, questa loro vocazione originaria alla protezione del lavoratore anche nel mercato, e non solo nel posto di lavoro. Ma il servizio che è oggetto del contratto di ricollocazione è un’attività di natura specialistica: non mi pare che possa essere svolta dal sindacato in quanto tale.
Su questo terreno potrebbero generarsi delle divisioni interne ai sindacati o tra di essi?
Questa possibilità sicuramente c’è. Però credo che le confederazioni maggiori possano svolgere un ruolo tanto più positivo ed efficace, di servizio e protezione dei lavoratori nel mercato del lavoro, quanto più lo svolgeranno in modo unitario.