DUE PAROLE SUL “PARTITO DELLA NAZIONE”

SE DAVVERO L’OBIETTIVO FOSSE QUELLO CONSOCIATIVO DEL “TUTTI AL GOVERNO”, NON STAREMMO VARANDO UNA RIFORMA ELETTORALE FORTEMENTE MIRATA A UN SISTEMA DI ALTERNANZA BIPOLARE

Editoriale telegrafico per la Nwsl n. 322

Si parla molto di “partito della nazione”: una specie di partito post-ideologico che raccoglie tutte le persone di buon senso, superando le faziosità che hanno caratterizzato la politica italiana nell’ultimo secolo, lasciando fuori soltanto le ali estreme anti-sistema. Insomma, la quintessenza del consociativismo: ovvero del governare tutti insieme, senza un’opposizione che possa davvero proporsi di sostituire la maggioranza. La cosa curiosa è che si imputi a Matteo Renzi un disegno politico di questo genere. Se questo fosse il disegno, nulla di meglio che conservare la legge elettorale attualmente in vigore, frutto della sentenza della Corte costituzionale: un sistema perfettamente proporzionale che obbligherebbe PD e centrodestra, vecchio o nuovo, a governare insieme per altri vent’anni. Si dà il caso, invece, che il premier, d’accordo con il capo del centro-destra, abbia fortemente voluto una riforma elettorale mirata all’obbiettivo esattamente opposto: il sistema del premio di maggioranza e del ballottaggio, pur non impedendo la nascita di partiti minori spinge con forza al bipolarismo, in modo che l’alternanza al governo diventi la regola. Proprio il contrario del consociativismo.

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