COME PUÒ CANDIDARSI AL RUOLO DI “NUOVA DESTRA” UN PARTITO CHE SU LAVORO E WELFARE SI DIMENTICA LE BATTAGLIE DEL RECENTE PASSATO SCHIERANDOSI CON LA VECCHIA SINISTRA?
Secondo editoriale telegrafico per la Nwsl n. 330
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Che Matteo Salvini protesti contro la Corte costituzionale che gli ha bocciato il referendum per l’abrogazione della riforma Fornero delle pensioni di tre anni fa, si può capire. Meno facile è capire come possa lo stesso Salvini conciliare l’odierna battaglia controriformista della Lega con una delle cose più serie e ben fatte del ministro del Lavoro leghista Roberto Maroni: quell’intervento sul sistema pensionistico del 2004, che, se non fosse stato poi sconsideratamente smontato tre anni dopo dal ministro del Lavoro Damiano, avrebbe consentito nel 2011, quando la crisi raggiunse il suo punto più acuto e pericoloso, un intervento molto meno traumatico. Analogo discorso vale per la difesa odierna dell’articolo 18 da parte di quella stessa Lega che nel 2002-2003 fu in prima linea con il ministro Maroni – pur senza riuscire allora a cavare un ragno dal buco – nel primo tentativo di una mini-riforma dei licenziamenti. Questa dunque sarebbe la “nuova destra”, a braccetto con Niki Vendola e Susanna Camusso?
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