È IMPRESSIONANTE LA DERIVA DELLA CGIL, CHE SI COLLOCA OGGI SUL VERSANTE POLITICO OPPOSTO A QUELLO DELLA STRATEGIA DI INTEGRAZIONE EUROPEA DELL’ITALIA, INSIEME A LEGA, M5S E FD’I
Primo editoriale telegrafico per la Nwsl n. 330, 26 gennaio 2015
Nel corso dell’audizione svoltasi martedì mattina alla Commissione Lavoro del Senato, Susanna Camusso ha preso una posizione che non lascia spazio a mediazioni: ha detto che il decreto per il contratto di lavoro a tutele crescenti è “un intervento a gamba tesa contro i diritti dei lavoratori”, perché “tende a precarizzare anche il lavoro stabile”; “monetizzando tutto equipara il lavoro a una merce”; insomma, “è inemendabile”: “va solo cancellato”. Parole che sanciscono una rottura impressionante tra la Cgil e il Governo Renzi. Ma questo intervento è impressionante anche per un altro aspetto: dopo la bordate a palle incatenate contro la parte flex della riforma, il discorso è stato di una freddezza glaciale sulla parte security; non una parola di apprezzamento per la creazione di un sistema di sostegno del reddito veramente universale e di livello europeo per chi perde il posto; non una parola sul fatto che per la prima volta si pone mano a un sistema di assistenza al disoccupato nel mercato del lavoro tendente ad assicurare l’efficacia del servizio; solo un accenno di sfuggita al nuovo contratto di ricollocazione. Grande attenzione, invece, a quanto avverrà in tema di Cassa integrazione, della quale la Cgil chiede l’estensione, come diritto fondamentale, a tutti i lavoratori. Siamo dunque ancora, come da mezzo secolo in qua, alla difesa all’ultimo sangue del lavoratore nel suo posto, invece che nel mercato del lavoro (con tanti saluti per la metà della forza-lavoro che da questa tutela è strutturalmente esclusa). Non è una novità: da tempo la Cgil non riesce a cogliere i segni dei tempi, le tendenze epocali del mercato del lavoro, col risultato di condannarsi a battaglie per lo più destinate all’irrilevanza e all’oblio. Sta di fatto, comunque, che ciò che chiede la Cgil è l’esatto contrario di ciò che ci viene raccomandato dalla UE, e di ciò che è obbiettivamente necessario in funzione della strategia di integrazione dell’Italia in Europa. E la cosa curiosa è che – scherzi della storia – sul versante politico sul quale in questo modo la Cgil si colloca essa trova oggi come alleati la Lega di Matteo Salvini, i 5 Stelle di Beppe Grillo e i Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, non per caso ultimamente schierati a fianco della lista Tsipras nelle elezioni greche. Per chi ancora dubitasse del fatto che, in questa fase, lo spartiacque politico fondamentale in Italia non è quello che corre tra (vecchia) destra e (vecchia) sinistra.
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