CON LA SUA LEZIONE CONTRO LA FAZIOSITÀ E PER IL RISPETTO RECIPROCO TRA LE PARTI CONTRAPPOSTE GIORGIO NAPOLITANO HA DATO UN CONTRIBUTO DETERMINANTE ALLA RICOSTRUZIONE DEL SISTEMA POLITICO – TRE NOMI PER LA SUCCESSIONE
Intervista a cura di Marzio Fatucchi, pubblicata dal Corriere Fiorentino il 2 gennaio 2015.
Il presidente ha parlato dell’Italia degna e di quella indegna, prefigurando un Paese in una situazione simile a quella del nostro secondo dopoguerra. È veramente così? È d’accordo con Napolitano?
Parlare di ricostruzione come dopo una catastrofe in Italia oggi non è affatto eccessivo. Come non considerare una catastrofe, per un Paese con 60 milioni di cittadini, una situazione con 2000 miliardi di debiti e un prelievo fiscale di più di metà del reddito per far fronte a spesa corrente e interessi sul debito? È questa la colpa imperdonabile che la generazione di Giorgio Napolitano e la mia in Italia hanno verso le generazioni successive. Il Presidente ha il grande merito di aver percepito tra i primi questa responsabilità e di aver avviato e poi coordinato con lucidità e polso fermo la grande opera di ricostruzione.
Le riforme di cui ha bisogno il Paese sono avviate, ha detto il presidente Napolitano: sarà il 2015 l’anno della svolta?
Lo sta già essendo. Entro gennaio entrerà in vigore il primo dei decreti attuativi della riforma del diritto e del mercato del lavoro, che segna il passaggio definitivo dalla cultura della job property a quella della flexsecurity; gli altri cinque seguiranno a ruota. Nel frattempo sta procedendo seriamente l’iter parlamentare della riforma elettorale, di quella delle amministrazioni pubbliche, che porterà tra l’altro a sopprimere quattro quinti delle società controllate da enti pubblici, e di quella costituzionale. Solo un anno fa questo era difficilmente pensabile.
Napolitano non ha fatto un bilancio dei suoi nove anni al Quirinale. Se dovesse definire lei, il bilancio di Napolitano, con una parola, quale sceglierebbe, e perché?
Eccellente. In realtà, a me sembra che il bilancio dei suoi nove anni il presidente un po’ lo abbia fatto, quando ha ricordato di essersi proposto di far nascere un sistema politico caratterizzato da un tasso basso di faziosità, cioè fondato sul rispetto reciproco delle parti contrapposte, sulla loro capacità di dialogo e cooperazione tra loro almeno in tema di riforme costituzionali, di politica estera, di lotta alla corruzione. Su questo terreno il novennato di Napolitano ha segnato davvero una svolta.
Chi vedrebbe al posto di Napolitano al Quirinale?
L’elezione del Presidente della Repubblica in Italia è un gioco nel quale i primi a essere candidati vengono bruciati. Ciononostante, tenuto conto che la mia designazione non conta nulla, io indico tre persone che vedrei molto bene in quella carica. In ordine alfabetico: Emma Bonino, Paolo Gentiloni, Linda Lanzillotta.
.