PERCHÉ LA “GARANZIA GIOVANI” GARANTISCE COSÌ POCO

UN RISULTATO NON DISPREZZABILE DI QUESTA ESPERIENZA È CONSISTITO NEL METTERE IN LUCE I GRAVISSIMI DIFETTI ORGANIZZATIVI E MANAGERIALI DELLE STRUTTURE PUBBLICHE PREPOSTE AI SERVIZI NEL MERCATO DEL LAVORO

Secondo editoriale telegrafico per la Nwsl n. 322, 1° dicembre 2014.

A sette mesi dalla partenza del programma Youth Guarantee, promosso e finanziato dall’Unione Europea, il bilancio non è del tutto negativo come certi commenti giornalistici possono far pensare: tra mille difficoltà, qualche decina di migliaia di giovani si sono messi in moto e sono entrati in contatto con chi può fornire loro informazioni utili per orientarsi bene nel mercato del lavoro. La speranza è che nel prossimo anno a questo numero si aggiunga uno zero, e che le iniziative di orientamento incomincino a dare frutti apprezzabili anche sul terreno dell’occupazione; ma questo, se accadrà, accadrà soltanto in poche Regioni. Il risultato più importante di questi sette mesi è comunque l’evidenziazione dello stato in cui versano i nostri servizi pubblici per l’impiego: Regioni intere che non sanno neppure da che parte incominciare per attuare un programma come questo; Centri per l’Impiego allo sbando, perché con lo scioglimento dei consigli provinciali non rispondono più a nessuno; assessori regionali al lavoro privi di qualsiasi potere di controllo, organizzativo e direttivo sui Centri per l’Impiego; sistemi informatici, costosamente affidati a società controllate da Stato e Regioni, che fanno cilecca; mancanza totale di monitoraggio degli esiti occupazionali della formazione professionale; più in generale, difetto di fissazione di obiettivi quantitativi verificabili di cui i dirigenti preposti ai servizi debbano rispondere. Ora occorre trarre rapidamente e incisivamente da questa esperienza le conseguenze dovute sul piano operativo, mettendo al centro non l’interesse degli addetti alla funzione pubblica, ma quello degli utenti: lavoratori e imprese. La riforma del lavoro in rampa di lancio, e in particolare il decreto legislativo che dovrà attuare la delega contenuta nel suo articolo 2, ce ne offrono un’occasione difficilmente ripetibile. Guai se la perdiamo.

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