IL SOLE 24 ORE: NON CI SARANNO STRAVOLGIMENTI NELLA DELEGA LAVORO

GLI EMENDAMENTI A CUI LA MAGGIORANZA STA LAVORANDO PORTERANNO SOLTANTO ALCUNE PRECISAZIONI (E UN PO’ DI RITARDO), MA SENZA MUTAMENTI DI LINEA RISPETTO ALL’IMPIANTO DELLA RIFORMA ELABORATO DA GOVERNO E MAGGIORANZA AL SENATO

Intervista a cura di Guido Pogliotti, pubblicata dal Sole 24 Ore il 15 novembre 2014.

 

Professor Ichino sul Jobs act il Pd si è ricompattato intorno ad un accordo che contiene alcune modifiche al testo votato dal Senato. Come giudica l’impianto del Ddl delega alla luce di queste modifiche su cui il governo potrebbe chiedere presto la fiducia alla Camera?
Un aspetto certamente negativo di questo accordo interno al Pd è l’allungamento dei tempi dell’approvazione della legge delega: la necessità di una terza lettura al Senato determinerà una perdita di tempo che si sarebbe dovuto evitare. Ma l’impianto della delega non cambia.

Ritiene dunque che esistano le condizioni per un accordo anche con Sc e con l’area moderata di cui Sc è parte?
A Scelta Civica la qualifica di “forza moderata” non piace: siamo i più convinti sostenitori delle riforme incisive necessarie per l’integrazione dell’Italia in Europa. Detto questo, sì, mi sembra che le condizioni per portare in porto questa riforma ci siano, perché il contenuto degli emendamenti che si stanno concordando in queste ore consiste essenzialmente in specificazioni, ma non in modifiche rispetto alla linea che Governo e maggioranza si sono dati.

Dunque in Senato andrà poi tutto liscio?
Sì, se non ci saranno colpi di mano alla Camera. Certo, controlleremo molto attentamente che non ce ne siano e che il contenuto della riforma non venga depotenziato. Perché qualsiasi passo indietro o battuta d’arresto significherebbe restare in mezzo al guado; e questa oggi sarebbe la scelta peggiore che l’Italia possa fare.

Cosa succederà sul punto più delicato, ovvero sul tema della disciplina dei licenziamenti?
L’emendamento che la Camera introdurrà confermerà l’esclusione della reintegrazione nel caso del licenziamento, anche individuale, per motivi economici, tecnici od organizzativi; e preciserà che essa potrà essere disposta solo per i licenziamenti discriminatori e per alcune fattispecie ben delimitate di licenziamenti disciplinari platealmente e gravemente ingiustificati, quindi assimilabili a quelli discriminatori.

Che cosa significa “ben delimitate”?
Significa che la nuova disciplina contenuta nel decreto delegato dovrà essere strutturata in modo da non consentire che si ripeta quanto è accaduto dopo la riforma Fornero del 2012. Quella legge disponeva che la reintegrazione fosse riservata soltanto a casi particolari di licenziamento disciplinare, mentre in tutti gli altri casi la regola doveva essere – come in tutti gli altri Paesi europei – l’indennizzo; invece, in questi due anni i giudici hanno continuato a disporre quasi sempre la reintegrazione.

Come giudica il “cuore” del provvedimento, ovvero le nuove assunzioni fatte con il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti legate all’anzianità, che beneficiano degli incentivi previsti dalla legge di stabilità per il 2015?
Non posso che giudicarlo molto bene: il contratto a tutele crescenti corrisponde a un progetto alla cui elaborazione ho dedicato gli ultimi vent’anni della mia vita. E la drastica riduzione del cuneo fiscale e contributivo prevista nella legge di stabilità costituirà il migliore “dono di battesimo” possibile.

Tra i primi decreti delegati, insieme al contratto a tutele crescenti c’è il codice semplificato del lavoro, su cui lei ha presentato un disegno di legge. Può spiegarci quali saranno le novità principali?
Il governo sarà delegato a emanare un testo unico semplificato dell’intera legislazione in materia di lavoro di fonte nazionale. Questa operazione è tecnicamente possibile: lo dimostra il disegno di legge che lei ora ha citato. Stiamo lavorando a un progetto molto simile a quello: 60 articoli brevi, comprensibili da chiunque, che sostituiranno migliaia di pagine di norme accumulatesi in mezzo secolo. Occorrerà stare attenti a evitare in ogni modo che questa innovazione, pur con tutti i suoi buoni propositi, generi tuttavia complicazioni per imprese e lavoratori nel passaggio dal vecchio al nuovo. Stiamo facendo tutto il possibile perché gli attriti di questo passaggio siano ridotti al minimo. Il risultato sarà che toglieremo molta sabbia dall’ingranaggio del mercato del lavoro.

Una delle deleghe riguarda il riordino dei nuovi ammortizzatori, la limitatezza di risorse disponibili nella legge di stabilità ritiene consentirà di garantire l’estensione delle tutele?
Oggi spendiamo più di venti miliardi per nascondere i disoccupati con la Cassa integrazione o comunque tenerli per anni in freezer, senza muovere un dito per ricollocarli. Se sapremo far funzionare bene la cooperazione tra Centri per l’Impiego pubblici e agenzie private specializzate, con lo strumento del contratto di ricollocazione, come la legge-delega prevede, le risorse già impegnate, più quelle che con la legge di stabilità ora si aggiungono, non saranno affatto insufficienti per dare a tutti i lavoratori una protezione moderna ed efficace nel passaggio da un posto di lavoro a un altro.

 

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