SCUOLA: PRIORITÀ ALL’INTERESSE DEGLI STUDENTI

POLITICA SCOLASTICA E POLITICA DEL LAVORO NON DEVONO ESSERE CONFUSE TRA LORO: LA QUESTIONE DEI DOCENTI PRECARI VA AFFRONTATA METTENDO AL PRIMO POSTO LE ESIGENZE RELATIVE ALLA QUALITA’ DELLA DIDATTICA E NON QUELLE DEGLI ADDETTI

Articolo di Andrea Ichino pubblicato sul Corriere della Sera il 14 settembre 2014 – Per un commento più ampio e approfondito sul progetto di riforma della scuola annunciato dal Governo nei giorni scorsi v., dello stesso Autore, La scuola secondo Renzi e Giannini: novità importanti e importanti interrogativi

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Tra gli iscritti alle graduatorie (GAE) che il governo vorrebbe assumere stabilmente come insegnanti, 916 persone sono nella lista di steno-dattilografia e trattamento testi. Lo ammette la proposta di riforma del governo chiedendosi che cosa faranno questi nuovi docenti nella futura “Buona scuola”. Difficile non vederli come un rischio e fa bene Michele Pellizzari (www.lavoce.info) a preoccuparsi se insegneranno ai nostri figli.

Non è una questione di qualità: son pronto a credere che conoscano la stenografia perfettamente. Conoscono però altrettanto bene gli strumenti più moderni di trattamento elettronico dei testi che servono ai giovani d’oggi per essere competitivi nel mercato del lavoro?

Certo questo è un caso estremo. Consideriamo allora gli insegnanti di francese, apparentemente numerosi tra i 150000 precari che saranno assunti (la cui età media di 41 anni, tra l’altro, poco ringiovanisce la classe docente). I giovani italiani hanno probabilmente più bisogno dell’inglese (o magari dell’arabo e del cinese) nel mercato globalizzato. È quindi una buona idea obbligarli a studiare Molière in lingua originale solo perché ci sono laureati in francese che aspirano a diventare professori? Senza vincoli di tempo certamente sì, ma dovendo scegliere credo di no.

Temo manchino invece, tra i precari, laureati in matematica e fisica, materie per le quali abbondano docenti con lauree affini, ma meno in grado di insegnare in questi campi. Fa bene il governo a tutelare l’aspirazione a insegnare di questi docenti, anche se non hanno le competenze che davvero servirebbero e che difficilmente potrebbero acquisire dopo i quarant’anni? Ci sono, in alternativa, ottimi neo-laureati che sarebbero disponibili se pagati a sufficienza. Preferendo a questi gli iscritti alle GAE, Renzi non aiuta i nostri figli e il futuro del Paese.

La UE ci vieta giustamente di fare del precariato l’unica forma di assunzione, ma questo non implica affatto un diritto per tutti all’inamovibilità. Le politiche scolastiche e politiche del lavoro non vanno confuse. Se il governo vuole davvero che le scuole possano “schierare la squadra con cui giocare la partita”, deve consentire loro di scegliere i propri docenti e l’offerta formativa in funzione di ciò che gli utenti chiedono, anche a costo di non impiegare i precari inadatti alla funzione didattica. Il diritto degli studenti a ricevere una buona istruzione deve contare di più.

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