AVVENIRE: DELEGA-LAVORO ALLA STRETTA FINALE

SULLE QUESTIONI APERTE RELATIVE ALL’ARTICOLO 4, IN PARTICOLARE SU CODICE SEMPLIFICATO E CONTRATTO A PROTEZIONE CRESCENTE, LA MAGGIORANZA HA ASSUNTO TRE MESI FA UN IMPEGNO PRECISO: NON C’È PIÙ SPAZIO PER IL MODERATISMO DEL PD VECCHIA MANIERA

Intervista a cura di Francesco Riccardi, pubblicata su Avvenire il 3 settembre 2014.

Il giuslavorista Pietro Ichino, capogruppo di Scelta civica in Commissione lavoro al Senato, continua a crederci. E insiste nel proporre una semplificazione complessiva delle norme sul lavoro, con un nuovo sistema di flexsecurity che vada oltre le complessità e rigidità della legislazione attuale.

Professor Ichino, il governo chiede di fare presto ad approvare la legge delega sul lavoro. È possibile o le divisioni sono ancora troppo profonde?
In Commissione al Senato su quattro quinti della materia il lavoro è già stato fatto. Restano da sciogliere le questioni sottese all’articolo 4, cioè Codice semplificato e contratto a protezione crescente; queste, però, sono già state oggetto di un accordo preciso, in seno alla maggioranza, in occasione della conversione del decreto Poletti.

Quale accordo?
In quell’occasione abbiamo preso un impegno comune, contenuto esplicitamente in una premessa inserita in quel decreto, nel senso della delega al Governo per l’emanazione di un testo unico semplificato delle norme sul lavoro, contenente la previsione del contratto a tempo indeterminato a protezione crescente. Con una specificazione molto importante: questo non deve costituire un nuovo tipo di contratto di lavoro, in aggiunta ai vecchi, e neppure deve sostituire i vecchi.

Dunque?
Il contratto a protezione crescente non sarà altro che il contratto a tempo indeterminato, disciplinato in modo nuovo nell’ambito del nuovo Codice semplificato.

Sia il premier Renzi sia il ministro Poletti, però, sembrano intenzionati a non affrontare di petto la questione dell’articolo 18.
Entrambi sottolineano che la questione non riguarda solo quell’articolo, ma l’intero sistema di protezione del lavoro. Che deve essere basato non più sull’ingessatura del rapporto di lavoro, ma sulla sicurezza economica e professionale del lavoratore nel mercato.

C’è chi sostiene invece che il contatto a tutele crescenti dovrebbe prevedere solo la sospensione dell’articolo 18 per i primi tre anni.
Sarebbe un passo indietro rispetto al sistema di flexsecurity che ci proponiamo di realizzare, e che i nostri interlocutori al livello europeo si attendono da noi.

Davvero si può semplificare il codice del lavoro a 50-60 norme?
Il disegno di legge n. 1006/2013 è lì a dimostrarlo. Dopo la presentazione è stato sottoposto a un controllo severo e a una discussione molto analitica in sede sindacale, politica e accademica, da cui sono nati diversi perfezionamenti. Nulla vieta, poi, di cambiare come si vuole ciascun singolo contenuto, ma quel testo, nero su bianco, costituisce la prova che se vogliamo possiamo compiere questa riforma importantissima anche entro quest’anno.

Il premier ha più volte fatto riferimento al modello tedesco. Ma quali sarebbero le scelte dei tedeschi da “imitare”?
La “marcia in più” di cui la Germania dispone è innanzitutto un sistema di relazioni industriali orgoglioso della propria autonomia e capace di compiere scelte anche molto incisive per difenderla: come quella, compiuta nei primi anni 2000, di un forte potenziamento della contrattazione aziendale. Inoltre i tedeschi hanno un sistema di apprendistato “duale”, fondato sull’alternanza scuola-lavoro, che funziona benissimo. Infine sono molto più seri ed efficienti di noi nell’applicare la condizionalità del sostegno del reddito ai disoccupati.

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