LA LETTERA DI UN GRUPPO DI INSEGNANTI A TERMINE DEI CONSERVATORI CHE BENEFICIANO DELLA GRADUATORIA NAZIONALE PER (SOLA) ANZIANITA’ E LA LETTERA DI UN GIOVANE CHE NE RISULTA ESCLUSO
Lettere ricevute rispettivamente il 29 e il 30 luglio, a seguito della mia interrogazione al ministro dell’Istruzione
.
LA VOCE DEGLI INSIDER
Preg.mo Senatore Pietro Ichino, dal sito Internet dedicato alla Sua attività parlamentare apprendiamo di un’interrogazione che sarebbe stata da Lei presentata alla Presidenza del Senato il 28 luglio u.s. “sull’incredibile blocco dei concorsi per il reclutamento in ruolo nei Conservatori, che dura da un quarto di secolo escludendo intere generazioni di new entrants”. Leggendo le considerazioni da Lei fatte in merito al decreto del 30 giugno 2014 n. 526, (emanato in attuazione della L.128/2013, art. 19, comma 2) abbiamo notato una serie di imprecisioni che riteniamo doveroso far presente a Lei e a chi ci leggerà, visto che daremo ampia diffusione (anche mediatica) a questo nostro documento. Grazie innanzitutto per l’attenzione che dedica al comparto AFAM ed al momento difficile che esso sta attraversando. Anche noi crediamo sia importante evidenziare l’enorme lavoro che si deve ancora svolgere per la riorganizzazione di tutto il “sistema”. Tuttavia, dalle Sue parole, così come anche da quelle della Conferenza dei Direttori dei Conservatori e – negli ultimi tempi – anche da quelle di alcuni giornalisti, sembra che la “madre” di tutti gli attuali mali dei Conservatori ed Accademie sia la famigerata Legge 128/2013. La concomitanza di tanto “interesse” e tra l’altro l’uso (anche poco fantasioso) delle stesse argomentazioni, ci fanno pensare quasi ad una sorta di “regia” studiata ad hoc per andare contro i principi di questa Legge. Non sappiamo tuttavia se questo “parlare” sia frutto di malafede o semplicemente di ignoranza dell’argomento che si va a trattare. Ma in ogni caso, Senatore Ichino, ci corre l’obbligo di una risposta. – La Legge 128/2013 nasce per rispondere alle giuste aspettative di tutto il personale docente che per oltre un decennio ha svolto con competenza e professionalità servizio nell’AFAM. Parliamo di docenti verificati e selezionati in decine di concorsi per titoli, pubblici e su base nazionale. Solo questo personale, con un minimo di 3 anni accademici di servizio (di almeno 180 gg. ciascuno) potrà rientrare nelle costituende graduatorie nazionali della L. 128/2013. La stessa Legge ha sancito l’attribuzione di valore concorsuale ai bandi di graduatorie d’istituto dal momento che all’art. 19 – comma 1 vengono rese “ad esaurimento” (quest’anno ci saranno le prime immissioni in ruolo) le graduatorie della Legge 143/2004. Graduatorie identiche alle nostre, sebbene con un requisito d’accesso più basso, di un solo anno di servizio. Giustamente l’argomento è stato ribadito nel comma 2 con il quale vengono istituite le graduatorie della L.128 che ci riguardano. D’altra parte le “Graduatorie d’istituto” sono oggettivamente procedure selettive che affondano le radici nei fatidici 24 punti istituiti nel T.U. D.Lgs 297 del 1994. Gli studi del Senato pubblicati poi al momento dell’approvazione degli emendamenti al DL 104/2013 (trasformato poi nella Legge 128/2013) a pag. 188 evidenziano: “Il comma 2, modificato dalla Camera, prevede che i docenti […] inclusi nelle graduatorie di istituto – avendo superato un concorso selettivo – che hanno maturato almeno 3 anni accademici di insegnamento sono inseriti, nelle more dell’emanazione del regolamento di cui al comma 01, in apposite graduatorie nazionali.” Quindi è stabilito per Legge, sia per i colleghi della L.143, sia per noi delle graduatorie della L.128, che i bandi per le graduatorie di istituto del comparto AFAM hanno valore concorsuale. Per i motivi su elencati non sono stati previsti i titoli artistici anche perché essi avrebbero avuto, proprio come nel caso della 143, il mero scopo di graduare i candidati e quindi sarebbero stati del tutto inutili considerando anche che si è in attesa dell’emanazione del regolamento per il reclutamento. Non si capisce poi la Sua convinzione che esistano addirittura titoli artistici (concerti, pubblicazioni, premi…) che “non richiedano la formazione di una commissione per essere tradotti in punteggio utile per la graduatoria” (sic!) Non esiste nulla di più opinabile e soggettivo che la valutazione di un titolo artistico! Secondo Lei ha maggior valore un volume pubblicato dalla Ricordi o dalla Curci? Un cd con la “Decca” o la “Deutsche Grammophon”? Un concerto alla “Scala” o alla “Royal Albert Hall”? – Più interessante è capire la Sua richiesta di dare una “ragionevole flessibilità alla graduatoria, in modo che gli istituti abbiano la possibilità di attingervi per soddisfare esigenze didattiche specifiche con personale che abbia le competenze e capacità artistiche necessarie”. In parole semplici Lei vorrebbe che gli Istituti scelgano in autonomia i docenti. In questo caso vorremmo sapere il senso di questa Sua affermazione, visto che le graduatorie della L. 128 includeranno docenti idonei in graduatorie d’istituto bandite negli scorsi anni proprio dagli stessi Conservatori ed Accademie italiane! O vorrebbe forse Lei introdurre un principio di disparità per cui una data Istituzione non debba accettare un docente che ha lavorato con idoneità ottenuta in altra Istituzione di pari diritto e valore? Questa Lei la chiama “meritocrazia”? Noi la chiamiamo “anarchia”. – Senatore Ichino, è la nostra la generazione più penalizzata dalla mancanza di concorsi nell’AFAM dal 1990! Gli attuali docenti quarantenni a cui Lei vorrebbe chiedere un nuova ulteriore valutazione come se negli ultimi 10 anni non avessimo mai insegnato! Molti di noi hanno già diplomato i primi allievi ed ancora oggi riferendosi a noi Lei parla di “competenze e capacità”?? Quali docenti dovrebbero essere inclusi nelle graduatorie della Legge 128, se non quelli che ogni anno hanno superato decine di valutazioni dei propri titoli artistici? Per quasi un decennio abbiamo partecipato a procedure selettive pubbliche inviando voluminosi plichi con centinaia di titoli artistici; i nostri curricula ed i nostri titoli sono praticamente pubblici, conosciuti da tutti i conservatori italiani! Siamo stanchi di leggere, come Lei scrive, che “i titoli artistici rimarranno irrilevanti”, che si “svaluta il merito rispetto all’anzianità”. E su quale base Lei fa un paragone tra un giovane eccellente che non rientri nelle nostre graduatorie e un “musicista di modestissima levatura” che invece ci rientri per aver avuto incarichi di insegnamento? Secondo Lei non potrebbe essere anche il contrario? Ma poi, in buona sostanza, come può Lei giudicarci? Se, come riteniamo, Lei non conosce le nostre professionalità e competenze allora ci siamo premurati di inviarLe questa lettera con tutte le nostre firme di adesione, indicandoLe il Conservatorio di riferimento (nel caso voglia fare opportuni controlli). Infine abbiamo pensato di inviare alla Sua casella e-mail tutti i nostri curricula con l’elenco dei titoli di studio / culturali / artistici. La avvisiamo che sono molto lunghi: ci auguriamo che in questa estate Lei abbia molto tempo libero da dedicare alla lettura.
Cordiali saluti,
Coordinamento nazionale precari G.I. AFAM
Qualsiasi valutazione è suscettibile di errore; ma se si escludono a priori dalla valutazione i criteri più rilevanti, ovvero i titoli artistici, aumenta molto la probabilità che il risultato della valutazione sia di cattiva qualità. Come mostra la lettera che segue, di un giovane musicista che appartiene al novero di coloro che dal decreto ministeriale vengono esclusi. (p.i.)
LA VOCE DI UN OUTSIDER
Gentile Senatore Pietro Ichino, ho letto sul Suo sito internet il testo dell’interrogazione da Lei presentata il 28 luglio scorso, in merito alla Graduatoria Nazionale cosiddetta “128”, e sono rimasto colpito dalla precisione della Sua diagnosi. Il Suo intervento ha suscitato discussioni e polemiche all’interno del gruppo dei precari dei Conservatori, riproponendo la spaccatura iniziale tra chi era favorevole all’omissione dei titoli artistici nei criteri di valutazione della graduatoria, e chi, al contrario, ribadiva come assolutamente necessaria – in un’ottica meritocratica – la valutazione dei curricula artistici dei docenti.In realtà, seppur meno visibili perché non organizzati in social network, sono molti a criticare le modalità d’accesso e di valutazione della nuova graduatoria nazionale.
Mi permetta di esporLe una stringata cronaca del travagliato processo di elaborazione del Bando. La prima bozza presentata dal ministero sorprese i più per l’ottima fattura e l’equilibrio: i titoli di servizio valevano come requisito di accesso, ma sarebbero stati i titoli artistici (premi internazionali vinti, esecuzioni, etc.) a fare la differenza. Dopo faticosi incontri con i sindacati, venne finalmente pubblicata la versione definitiva: mutilata dei titoli artistici, con un bando che gronda contraddizioni, fumoso, caotico. Le motivazioni che hanno spinto i sindacati a caldeggiare l’eliminazione dei titoli artistici dai criteri di valutazione sono chiare, forse anche ragionevoli dal loro punto di vista: tutelare gli iscritti più “anziani”, quelli che hanno lavorato da precari per più anni.
Con la valutazione dei titoli artistici avremmo avuto graduatorie in cui docenti con molti anni di servizio, ma con un mediocre curriculum artistico, sarebbero stati preceduti da giovani musicisti “in carriera”, con curricula costellati di presenze in prestigiose stagioni concertistiche, premi internazionali vinti e quant’altro. L’azione dei sindacati è stata orientata totalmente alla tutela del lavoro (inteso in termini puramente “quantitativi”: “gli anni di lavoro precario svolto”), sgambettando completamente il principio del merito e della salvaguardia delle eccellenze (ma in Italia si tratta di una prassi conclamata: le eccellenze si dirottano all’estero).
I difensori e i promotori del Decreto ministeriale, rispetto alla querelle dei titoli artistici, solitamente alzano gli scudi, argomentando che per insegnare 10 anni ed entrare nei primi posti delle graduatorie d’Istituto ripetutamente e per anni, è comunque necessario essere in possesso di un inopinabile curriculum artistico; gli anni di insegnamento sarebbero una garanzia indiscutibile dell’attività artistica svolta, e sarebbe superfluo prevedere un’ulteriore valutazione nella neonata graduatoria nazionale. L’argomentazione ha tutta l’aria della giustificazione a posteriori. Infatti, uno degli obiettivi – alcuni inappellabilmente giusti – dei promotori della nuova graduatoria nazionale 128, consiste nell’eliminazione – o nella progressiva riduzione – delle graduatorie d’istituto: caotica Babele dove regna il più assoluto disordine; dove in molti casi i criteri di valutazione non attengono né al merito, né tantomeno alla corretta disamina dei titoli, bensì ad un clientelismo sfacciato e senza vergogna. Si guardino le graduatorie redatte negli ultimi anni: candidati che, nello stesso anno accademico e nella stessa materia, sono collocati al primo posto nella graduatoria del Conservatorio “x”, si ritrovano 25esimi nella graduatoria del Conservatorio “y” (i partecipanti alla graduatoria essendo i medesimi!); musicisti eccellenti (con miriadi di esecuzioni, concerti, copertine nelle più prestigiose riviste specializzate, cd incisi con le migliori etichette europee) inchiodati a metà graduatoria e superati da una surreale sequela di illustri sconosciuti etc. Basti monitorare la valanga di ricorsi e denunce generati da anni di graduatorie d’istituto selvagge per farsene una ragione.
Ricapitolando, la nuova graduatoria nazionale, nata per ovviare allo scandalo (e alla vergogna) delle graduatorie d’istituto, si basa totalmente sulle valutazioni scaturenti da anni di graduatorie d’istituto. L’unica voce che avrebbe potuto ovviare a tale paradosso è stata messa a tacere: ossia la possibilità di una valutazione equa ed equilibrata dei titoli artistici. Al contrario, le fondamenta della nuova graduatoria nazionale si basano su di un unico criterio, per di più quanto mai opinabile o almeno ricolmo d’ombre: gli anni di servizio prestato per mezzo delle ambigue e inaffidabili graduatorie d’istituto, quelle stesse graduatorie contro cui la nuova graduatoria è nata, per azzerarne i malvezzi e le storture. Come se un generale in guerra elaborasse le sue tattiche basandosi sui falsi dispacci fatti trapelare ad arte dal nemico.
Altrettanto bizzarra suona la favoletta – decantata in più di un’occasione – della fantomatica impossibilità di valutare equamente i titoli artistici: una commissione costituita di musicisti preparati e onesti non faticherebbe molto a valutare con un punteggio adeguato un concerto alla Società del Quartetto di Milano, un’esibizione al Maggio Musicale Fiorentino o alla Scala di Milano, o un Premio internazionale vinto, piuttosto che un’esibizione in una remota associazione culturale di quartiere.
Per finire, gli effetti di questa nuova graduatoria nazionale saranno ben tangibili nel nuovo anno scolastico: potremmo assistere – senza tema di smentite – allo spettacolo di numerose eccellenze, note nel panorama musicale non solo italiano, cui sarà precluso (a tempo indeterminato, questa volta) l’insegnamento nei conservatori italiani. Possiamo garantire che non sarà un caso isolato e marginale. Molti di costoro sono già pronti ad esiliarsi in qualche accademia europea. E nei conservatori italiani si rischierà ancora una volta di rinverdire i fasti (infausti) del passato: docenti di strumento che non si esibiscono in concerto da decenni; docenti di materie teoriche i cui saggi latitano dalle pagine delle riviste specializzate; docenti di composizione che non scrivono una nota e via degenerando.
Nello scusarmi per l’ampiezza della mia missiva, e nel ringraziarLa per la lucidità, il coraggio e la precisione del Suo intervento, Le invio i miei migliori saluti.
Lettera Firmata.