CHI DISSENTE IN PARLAMENTO PUÒ RALLENTARE IL DIBATTITO, MA NON FINO ALLA PARALISI – PUNTANDO ALLA PARALISI DEL SENATO, IL M5S DIMENTICA DI ESSERE NATO ANCHE PER PROTESTARE CONTRO L’INCONCLUDENZA DELLA POLITICA E DELLE ISTITUZIONI
Intervento svolto nel corso della sessione del Senato del 30 luglio 2014 nella discussione circa una delibera della Giunta del Regolamento, favorevole all’interpretazione del Regolamento adottata dal Presidente al fine di limitare gli effetti delle pratiche ostruzionistiche di SEL e del M5S (6000 emendamenti) sul disegno di legge n. 1429/2014, recante la riforma costituzionale
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ICHINO (SCpI). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ICHINO (SCpI). Signor Presidente, intervengo brevemente per ricordare ai colleghi che i giuristi si dividono in due categorie: quelli che considerano il diritto uno strumento per far funzionare bene le istituzioni, la società in generale, e quelli che, invece, lo considerano, o lo usano, come strumento per impedire che le cose funzionino. (Applausi dal Gruppo PD). Nel nostro ordinamento esiste un canone ermeneutico fondamentale che depone a favore della prima categoria di giuristi. Esso dice che ogni negozio giuridico deve essere interpretato e applicato in considerazione della sua funzione.
Ora, la funzione del Regolamento di un ramo del Parlamento è innanzitutto quella di consentire il confronto più ampio possibile tra le opinioni diverse; inoltre quella di consentire che la minoranza possa talvolta drammatizzare questo confronto, costringendo la maggioranza a pause di riflessione, a raddoppi di attenzione, sulle questioni più critiche; ma anche la funzione essenziale di consentire che alla fine si arrivi a una decisione, almeno a maggioranza, non necessariamente all’unanimità. Mi chiedo come i colleghi che hanno criticato l’interpretazione e l’applicazione che la Presidenza ha dato del nostro Regolamento possano non rendersi conto che, se la loro tesi fosse fondata, qualsiasi senatore avrebbe la possibilità di bloccare in qualsiasi momento ogni decisione del Senato, presentando un numero illimitato di emendamenti. È evidente che il Regolamento, se deve poter svolgere anche la sua terza funzione, deve essere interpretato e applicato in modo da consentire di superare questo ostacolo, sia pur lasciando tutto lo spazio dovuto al confronto e alla discussione.
Mi sembra che tutto si possa dire di questi nostri giorni di discussione tranne che sia stato impedito alla minoranza di esprimere le sue opinioni, salvo il fatto – se mi è consentita una critica al modo in cui si è svolto questo dibattito – che si è dato troppo spazio alla discussione sulle regole e troppo poco alla discussione sul merito dei problemi; ma questo non dipende certo dalla Presidenza o dagli intendimenti della maggioranza.
Ricordo ai colleghi del Movimento Cinque Stelle che l’origine del loro stesso movimento, la parte migliore della loro ispirazione, è stata la protesta contro l’inconcludenza della politica italiana e delle sue istituzioni. (Applausi dal Gruppo PD e dal Gruppo SCpI. Commenti del senatore Giarrusso). A me sembra che voi, colleghi del Movimento Cinque Stelle, in questo momento stiate diventando il fattore principale di una situazione di grave rischio di inconcludenza di questo ramo del Parlamento, in uno dei passaggi più rilevanti di questa legislatura. (Applausi dal Gruppo PD).
Vi invito allora a riflettere sul fatto che – considerata la vostra opinione, del tutto legittima, sulla riforma costituzionale di cui il Senato sta occupandosi molto intensamente da quattro mesi – la vostra funzione può e deve essere quella di rallentare il dibattito; se, però, come vi state proponendo, l’obiettivo è di paralizzare il Parlamento, allora state attenti, perché la paralisi è la peggiore delle soluzioni possibili. E gli italiani sanno individuare molto bene chi oggi in Parlamento è fattore di inconcludenza; e non lo apprezzano per nulla. (Applausi e dal Gruppo SCpI).
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