QUOTIDIANO NAZIONALE: PERCHÉ SUL CODICE SEMPLIFICATO GOVERNO E PD NON POSSONO TIRARSI INDIETRO

LETTA E RENZI HANNO RIBADITO QUATTRO VOLTE, NEL CORSO DI QUEST’ANNO, L’IMPEGNO PER IL VARO A BREVE DEL TESTO UNICO DELLE NORME SUL LAVORO, CON IL CONTRATTO A PROTEZIONE CRESCENTE: ORA QUESTO IMPEGNO DEVE ESSERE MANTENUTO, ANCHE PER COERENZA CON LA STRATEGIA EUROPEA DELL’ITALIA

Intervista a cura di Giuseppe Latour e Matteo Palo, pubblicata dal Quotidiano Nazionale il 9 luglio 2014.

Maggiore apertura al mercato e tutele intatte per i lavoratori. Il senatore Pietro Ichino difende il suo emendamento, dal momento che risponde a un preciso impegno del Governo. E sottolinea che, oltre al sostegno di NCD, SVP e Popolari, adesso la sua posiione incassa un’altra adesione, quella di Serenella Fuchsia, del Movimento Cinque Stelle.

Senatore, ci spiega il senso della modifica sui contratti a tempo indeterminato e sulla disciplina dei licenziamenti che lei chiede?
Guardi che non sono io che chiedo: è il Governo, che si è impegnato solennemente, in quattro occasioni diverse in quest’ultimo anno, con gli italiani e con l’Unione Europea, a varare il Codice semplificato del lavoro, incentrato sul contratto a protezione crescente. Il mio emendamento mira solo a consentire al Governo di adempiere questo impegno. Lo fa con una delega che lascia una larga discrezionalità al Governo circa il modo di attuarla. Ed è sostenuto da Scelta Civica, NCD, Popolari, SVP e ora anche da una senatrice del M5S.

Nella sostanza, ci saranno minori tutele per i lavoratori?
Niente affatto. Le nuove garanzie di sicurezza economica e professionale nel mercato del lavoro rafforzeranno la posizione di tutti i lavoratori, occupati e no, garantiti e non garantiti. Il “contratto di ricollocazione”, che consentirà loro di scegliere l’agenzia specializzata di cui avvalersi, retribuita con un voucher solo a risultato ottenuto, segnerà una svolta importantissima nel nostro sistema dei servizi per l’impiego.

Ma la nuova disciplina dei licenziamenti ridurrà la stabilità.
Questa sarà applicabile solo ai nuovi contratti a tempo indeterminato, per renderli molto più flessibili nella fase iniziale e consentire che essi tornino a essere una forma normale di assunzione. Altrimenti il contratto a termine, ridisciplinato dal decreto Poletti, finirà con l’essere il solo canale di accesso al lavoro.

Senza il contratto a protezione crescente nella forma che lei propone, la riforma rischia di restare monca?
L’impegno assunto dal Governo, e confermato dal Parlamento in sede di conversione in legge del decreto Poletti, è composto da due elementi, entrambi di importanza decisiva: il Codice semplificato e il contratto a protezione crescente. Gli operatori internazionali e i nostri interlocutori in Europa si attendono entrambe le cose. E, giustamente, attribuiscono a ciascuna delle due grande importanza.

Il governo ha deciso di prendere tempo. Secondo lei si trova in una situazione di impasse? Riuscirà a venirne fuori?
Certo che ne verrà fuori! L’emendamento al decreto Poletti in cui si annunciavano Codice semplificato e contratto a protezione crescente, un mese e mezzo fa, lo aveva presentato lo stesso ministro Poletti. Non è pensabile che ora dica “scusate, abbiamo scherzato”.

 

 

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