UNA IMPORTANTE SENTENZA DELLA CORTE SUPREMA DELLA CALIFORNIA SANCISCE LA PREVALENZA DELL’INTERESSE DEI GIOVANI, IN PARTICOLARE DI QUELLI DELLE FAMIGLIE MENO AGIATE, SULL’INTERESSE ALLA STABILITÀ DEL PERSONALE INSEGNANTE
Articolo di Andrea Ichino pubblicato sul Corriere della Sera del 18 giugno 2014.
Un giudice della Corte Suprema della California ha stabilito che la tutela contro il licenziamento degli insegnanti incapaci e non meritevoli priva gli studenti del loro diritto costituzionale a ricevere una buona istruzione. Nella motivazione si legge che il posto fisso dei professori “danneggia soprattutto gli studenti poveri e delle minoranze etniche … Le prove sono incontrovertibili e ciò davvero sconvolge la coscienza.” È una sentenza che potrebbe avere conseguenze rilevanti, non solo in USA.
Sarebbe interessante conoscere cosa ne pensano i sindacati italiani. Essi non sembrano aver mai voluto riconoscere che se il docente di inglese non sa fare il suo mestiere, chi ci perde non è il figlio della famiglia ricca, che comunque può imparare le lingue straniere grazie a corsi privati e viaggi all’estero. Né sembrano aver mai considerato che il professore assenteista non fa danni a chi un lavoro lo troverà comunque nell’impresa o nello studio professionale del padre, mentre priva lo studente con un background familiare sfavorevole dello strumento forse più importante a sua disposizione per ridurre la palla al piede che gli impedisce di correre come i figli delle famiglie abbienti e culturalmente avvantaggiate. La scuola è il più forte “ascensore sociale” che abbiamo, ma per funzionare deve avere motori efficienti e un’ottima manutenzione.
Nessuno certo può gioire se un lavoratore rischia di perdere il posto. Il giudice della California, però, ci dice che, se c’è un caso in cui la tutela contro il licenziamento deve avere limiti molto stringenti, questo è il caso dell’insegnante. Togliere dalle scuole i professori che non san fare il loro mestiere, pur con tutti gli ammortizzatori del caso, e quindi liberare risorse per assumere docenti migliori e per premiare quelli ottimi che miracolosamente ci sono, avrebbe un impatto sensibile sulla disuguaglianza sociale, riducendola. E sarebbe una battaglia di sinistra.
Numerosi studi internazionali dimostrano che le buone scuole le fanno i buoni insegnanti, più di ogni architettura istituzionale o soluzione organizzativa. A trarne vantaggio sarebbero soprattutto i più deboli. Modi attendibili per selezionare buoni insegnanti, e per poi riconoscerne i meriti, non mancano: basta volerlo fare.
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