RENZI HA STRAVINTO ENTRAMBI I “REFERENDUM” SOTTESI A QUESTE ELEZIONI – ORA DEVE PORTARE RAPIDAMENTE IL PAESE FUORI DAL GUADO, SENZA SOTTOVALUTARE GLI AVVERSARI
Primo editoriale telegrafico per la Nwsl n. 297, 26 maggio 2014, redatto sulla base dei dati parziali disponibili a mezzanotte.
Si è detto che queste elezioni, in casa nostra, sarebbero state un referendum tra Renzi e Grillo. Questo referendum lo ha stravinto Renzi. E con lui lo ha stravinto il ragionamento contro l’insulto, il riformismo che si confronta con i problemi, anche se un po’ alla garibaldina, contro una predicazione rivoluzionaria sgangherata.
Si è detto anche che queste elezioni sarebbero state un referendum sulla strategia europea dell’Italia. Rispetto a questo spartiacque politico, se i dati della mezzanotte risulteranno confermati, il voto raccolto dall’insieme delle forze sostanzialmente contrarie a quella strategia – M5S, Lega Nord, Lista Tsipras e Fratelli d’Italia – supera di poco il terzo del totale. Il risultato strepitoso del PD di Renzi, quasi al 41 per cento, cui si somma il 4 e mezzo di NCD e lo 0,7 di Scelta Europea (sul quale v. l’altro editoriale telegrafico di oggi), porta invece il voto favorevole all’integrazione piena dell’Italia in Europa a pochi punti dal 50 per cento. Poi c’è il voto raccolto da Forza Italia, ambiguo rispetto allo spartiacque della strategia europea dell’Italia: un sesto circa degli elettori, in bilico tra i due versanti.
Il quadro politico che emerge dalle urne, se letto secondo questo secondo criterio, segna dunque una vittoria netta dello schieramento europeista su quello contrario. Quest’ultimo, però, pur assai composito, raggiunge comunque un risultato complessivamente ragguardevole e dunque preoccupante. La conclusione che mi sembra debba trarsene è una sola: occorre far uscire al più presto il Paese dal guado per mettere finalmente a tacere chi vorrebbe tornare indietro. Occorre mettersi alle spalle il più in fretta possibile questa troppo lunga transizione dalla stagione della politica inconcludente a quella di una politica capace di compiere scelte incisive rispondenti a un disegno strategico preciso, quindi più autorevole anche in Europa; dall’Italia statalista del “tassa e spendi” a un’Italia capace di controllare, contenere e governare la propria macchina pubblica; dall’Italia del mercato del lavoro ingessato a un’Italia capace di coniugare la flessibilità delle strutture produttive e la mobilità della forza-lavoro con la sua sicurezza economica e professionale. Questo è il compito dell’attuale maggioranza, che esce dalle elezioni europee rafforzata per lo straordinario successo personale del Capo del Governo che essa sostiene. A lui la responsabilità di usare bene il patrimonio di consenso meritatamente conquistato; di interpretare con saggezza e determinazione il ruolo di fondatore di una nuova Repubblica che questo passaggio elettorale gli affida, sapendo che l’avversario è ancora forte e che il passo falso capace di rimetterlo in gioco è sempre in agguato.
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