QUEL CHE VA AGGIUNTO NEL DECRETO SUL LAVORO

SE NON VOGLIAMO CHE LA QUOTA DI ASSUNZIONI A TEMPO INDETERMINATO SUL TOTALE DEI NUOVI CONTRATTI DI LAVORO SI RIDUCA AL LUMICINO, DOBBIAMO CONSENTIRE, IN ALTERNATIVA AL TRIENNIO DI CONTRATTO A TERMINE LIBERO, UN TRIENNIO DI CONTRATTO A PROTEZIONE GRADUALMENTE CRESCENTE

Editoriale telegrafico per la Nwsl n. 293, 28 aprile 2014 – In argomento v. anche gli editoriali telegrafici del 15 marzo 2014, Se la Cgil rivendica il contratto unico, del 29 marzo, La ghiotta occasione per Renzi di riformare il lavoro,  e del 7 aprile, Lo strano modo di ragionare della vecchia sinistra sul lavoro   .

Nel 2011 le assunzioni a tempo indeterminato sono state poco meno di 18 ogni cento nuovi contratti di lavoro dipendente; poco meno del 63 per cento le assunzioni a termine. Nel 2013 a tempo indeterminato 16,5 , a termine 68. A quanto si ridurrà il rapporto tra le une e le altre nel 2014, anno nel quale per nove mesi su dodici si sarà applicato il decreto Poletti, che consente la libera assunzione a termine di sei mesi in sei mesi, con il solo limite dei tre anni complessivi?

Mai come in questo momento è risultato chiaro che, se si abbatte il muro fra domanda e offerta di lavoro soltanto sul versante dei contratti a tempo determinato e lo si lascia intatto sul versante di quelli a tempo indeterminato, l’effetto è quello di rendere sempre più normale e diffusa l’assunzione a termine. Anche per i lavoratori quarantenni o cinquantenni. Anche quando impresa e lavoratore preferirebbero darsi  un programma contrattuale con un orizzonte molto più ampio. Questo è il motivo per cui in Parlamento ormai quasi tutti, tranne SEL e il M5S, concordano sulla necessità di completare l’opera del decreto Poletti abbattendo (o quanto meno abbassando di molto) il muro anche sull’altro versante. Cioè istituendo, accanto al triennio di contratto a termine libero, anche un triennio in cui si possa anche assumere a tempo indeterminato a cuor leggero, perché se le cose andranno male si potrà sciogliere il rapporto senza complicazioni giudiziarie, semplicemente pagando una indennità di licenziamento predeterminata. Così imprenditori e lavoratori saranno più liberi di investire sulla formazione professionale specifica: cosa che nessuno fa volentieri se il programma contrattuale è limitato a sei o dodici mesi. Poi, che cosa accadrà dopo il triennio lo stabiliremo nella legge-delega, dettando la disciplina organica del contratto a tempo indeterminato a protezioni crescenti; ora, in sede di conversione in legge del decreto Poletti, è indispensabile quell’emendamento aggiuntivo, che faccia da ponte verso la riforma organica: per evitare che nei prossimi mesi la quota di assunzioni a tempo indeterminato si riduca sotto il 10 per cento.

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