INTERVISTA SUL PROGETTO “LAVORO PER LA CITTA'”

UN’ALTERNATIVA AL “METTERE I LAVORATORI IN FREEZER” CON LA CASSA INTEGRAZIONE – UN MODO PER CONSENTIRE AI CASSINTEGRATI DI ATTIVARE LE LORO ENERGIE E COMPETENZE AL SERVIZIO DELLA COLLETTIVITÀ

Intervista a cura di Matteo Rigamonti, pubblicata dal mensile Tempi, aprile 2014 –  È disponibile su questo sito il  testo del d.d.l. n. 1221/2013, cui l’intervista si riferisce

Dai cassintegrati un aiuto ai Comuni in difficoltà. È stata presentata una proposta di legge, la numero 1221, con primo firmatario il senatore Pietro Ichino di Scelta Civica per l’Italia, che mira a far diventare legge la trovata di poco tempo fa di Alessi, la storica azienda di design, oggetti da cucina e altri casalinghi, che ottenne gli onori della cronaca quando prestò al Comune di Omegna, in provincia di Verbano-Cusio-Ossola, dove tuttora ha sede, alcuni suoi cassintegrati per svolgere mansioni di mantenimento del verde urbano, imbiancatura e pulizia delle strade. Il modello potrebbe essere replicato soprattutto in quegli Enti locali che, a causa di problemi di organico, carenza di professionalità o penuria di risorse, non potrebbero altrimenti permetterseli. «In realtà – spiega a tempi.it Ichino – il disegno di legge era già in gestazione da tempo; ma l’esperienza di Alessi mi ha convinto ad accelerare i tempi della messa a punto e discussione del progetto con i colleghi di Scelta Civica e degli altri Gruppi parlamentari».

Professor Ichino, è proprio il modello Alessi che l’ha spinta a scrivere il disegno di legge n. 1221/2013 sull’impiego dei cassintegrati nella realizzazione di lavori e opere comunali?
In realtà, il disegno di legge era già in gestazione da tempo. Ma l’esperienza di Alessi mi ha convinto ad accelerare i tempi della messa a punto e discussione del progetto con i colleghi di Scelta Civica e degli altri Gruppi parlamentari.

Che cosa l’ha colpita di quella esperienza e vorrebbe replicare?
Di quell’esperienza colpiscono tre cose: la motivazione che ha spinto l’impresa a promuovere l’esperimento affrontando un costo non insignificante, la motivazione che ha spinto i lavoratori ad aderirvi senza esservi in alcun modo obbligati e l’entusiasmo con cui la collaborazione di questi ultimi è stata accolta dalle strutture che ne hanno beneficiato.

In che senso la ha colpita la motivazione dell’impresa e quella dei lavoratori?
Mi ha colpito che l’impresa abbia sentito la necessità di lanciare ai propri dipendenti un messaggio di perdurante interesse a coltivare il legame contrattuale con loro, nonostante la temporanea crisi occupazionale: troppo spesso accade invece che la Cassa integrazione venga usata per mascherare dei sostanziali licenziamenti, ma qui l’impresa ha voluto chiarire fattivamente il proprio intendimento molto diverso. E mi ha colpito che i lavoratori abbiano colto immediatamente sia il messaggio lanciato dalla datrice di lavoro, sia il valore civile e professionale di questo “servizio civile” che è stato loro proposto, al quale pure non erano tenuti. Segno, entrambe le cose, che questo schema può essere applicato su scala molto più ampia. E sicuramente merita di esserlo.

La crisi morde ancora, è innegabile. Questa collaborazione imprese-enti locali è un palliativo per evitare ricadute sociali negative legate alla brutta esperienza della disoccupazione e/o temporanea inattività, oppure può contribuire in qualche modo alla ripresa?
La collaborazione tra impresa in crisi temporanea e comunità locale delineata nel progetto ha un effetto diretto positivo sulla forza-lavoro, evitando i danni dell’inattività o del lavoro nero. Ma, indirettamente, può dare anche un altro contributo alla ripresa, sia perché nella “versione Alessi” aumenta il reddito dei lavoratori interessati, quindi i loro consumi, sia perché migliora l’efficienza delle infrastrutture che beneficiano di una manutenzione straordinaria.

Il caso Alessi-Omegna è nato grazie alla felice intuizione di Michele Alessi. Non crede che, anziché una legge, basterebbe che qualcuno avesse il coraggio di replicarla? Che cosa offre in più la legge, altrimenti?
Non c’è dubbio che cose come questa si possono fare anche secondo quello che a Milano chiamiamo “il rito ambrosiano”, cioè senza bisogno di una legge. Però la legge può facilitarle, risolvendo alcuni problemi, come quello dell’assicurazione antinfortunistica per i lavoratori impegnati nel progetto; e sollecitando l’attivarsi di soggetti pubblici, come i Centri per l’Impiego, che altrimenti tendono a restare inerti. Inoltre il fatto che questa buona pratica sia prevista dalla legge lancia un messaggio di fattibilità che aiuta al superamento degli attriti burocratici e alla diffusione dell’esperimento.

È al corrente di altre aziende che intendono seguire il modello Alessi o che addirittura hanno già calendarizzato le cose?Il Corriere della Sera di ieri dà notizia di un’impresa metalmeccanica piemontese che starebbe ripetendo l’esperienza positiva di Omegna. Ma si può citare anche il caso dei numerosi cassintegrati impiegati presso cancellerie di Tribunali, come quello di Milano. E il caso di alcuni comuni che hanno affidato ai cassintegrati la manutenzione dell’arredo urbano, oppure la sorveglianza all’entrata e uscita delle scuole, oppure ancora l’apertura serale di biblioteche municipali. Questi casi sono diversi da quello di Omegna, perché qui le imprese datrici di lavoro non hanno alcun ruolo, né di promozione né di organizzazione. Il disegno di legge rispecchia comunque la diversità tra i due modelli, legittimando e favorendo sia il primo sia il secondo.

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