LA REPUBBLICA: PERCHÉ RENZI LITIGA CON I SINDACATI E CON CONFINDUSTRIA

SE NON C’È PIENA CONDIVISIONE DI OBIETTIVI E VINCOLI, LA CONCERTAZIONE NON PUÒ FUNZIONARE – È GIUSTO CHE LA SPENDING REVIEW INCOMINCI DAI SUPERSTIPENDI DEI DIRIGENTI PUBBLICI

Intervista a cura di Paolo Griseri, pubblicata da la Repubblica il 24 marzo 2014.

Quali vantaggi e quali i limiti della concertazione?
La concertazione può costituire una marcia in più per il governo di un Paese, ma solo a una condizione: che tra Governo e associazioni sindacali e imprenditoriali ci sia una piena condivisione degli obiettivi da raggiungere e dei vincoli da rispettare. Altrimenti diventa una palla al piede, perché attribuisce un potere di veto a chi rappresenta una parte soltanto degli interessi in gioco.

Oggi paletti e obiettivi del governo sono diversi da quelli delle parti sociali?
Non si vede certo, oggi, quella consonanza che ci fu, per esempio, nel 1992-93, e che consentì all’Italia di realizzare quella che allora era considerata da molti esperti una mission impossible, cioè l’entrata con i primi nel sistema dell’euro.

Com’è possibile che un governo sia contemporaneamente in disaccordo con sindacati e associazioni degli imprenditori?
È possibile che questo accada, per esempio, quando il governo si propone di correggere incisivamente una prassi consolidata seguita dalle associazioni sindacali e imprenditoriali da decenni per affrontare le crisi occupazionali aziendali: quella che consiste nel fingere che i rapporti di lavoro continuino indefinitamente, mettendo i lavoratori in freezer per anni, con la Cassa integrazione. Oggi Cisl e Uil hanno capito che occorre cambiare sistema; una parte della Cgil e una parte della Confindustria su questo punto sono invece in grave ritardo. Proprio su questo terreno si cimenta molto incisivamente il governo, proponendosi di portare a compimento la riforma degli ammortizzatori sociali delineata nella legge Fornero del 2012: quella che Squinzi, non per caso, definì elegantemente “una boiata”.

Renzi sostiene (e lo dimostra con i fatti) che per lui è più facile intendersi con la Fiom che con Cgil,Cisl e Uil. Come può accadere che un premier moderato si intenda meglio con il sindacato radicale?
Tra Renzi e Landini c’è un evidente feeling personale, che manca platealmente tra Renzi e Camusso. Ma sulla politica del lavoro il segretario Fiom in realtà la pensa in modo opposto rispetto al premier: le convergenze tra di loro possono essere solo tattiche.

Tra le polemiche delle ultime ore c’è quella sugli stipendi dei manager pubblici. Lei metterebbe un tetto o ha ragione Moretti quando dice che se arriva il tetto lui lascia l’incarico?
Su questa come su molte altre materie noi dobbiamo guardare quello che accade negli altri Paesi europei maggiori. Se, come accade, i nostri dirigenti pubblici, a parità di responsabilità e funzioni, sono pagati molto di più di quelli britannici o tedeschi, c’è sicuramente qualcosa che va corretto. In ogni caso deve essere posto un tetto alla parte fissa dello stipendio dei dirigenti, mentre la parte variabile dovrebbe essere strettamente legata al raggiungimento di obbiettivi specifici e misurabili di allineamento della performance rispetto a un buon benchmark. Il dirigente che raggiunge davvero questi obiettivi può anche guadagnare di più; ma quello che non li raggiunge deve essere rimosso.

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