SPENDING REVIEW: INCOMINCIAMO DAI SUPERSTIPENDI

IL LIVELLO DELLE RETRIBUZIONI DEI NOSTRI DIRIGENTI PUBBLICI E DI QUELLI DELLE SOCIETÀ CONTROLLATE DA STATO ED ENTI LOCALI È  INGIUSTIFICATAMENTE PIÙ ALTO RISPETTO AGLI ALTRI PAESI EUROPEI: LA RIDUZIONE DELLA SPESA DEVE PARTIRE DA LÌ 

Editoriale di Roberto Perotti, professore di Economia politica all’Università Bocconi, pubblicato sul Sole-24 Ore il 23 marzo 2014

Tra tante diatribe sulla politica economica del governo, credo vi sia quasi unanimità su due punti: è necessario tagliare le tasse, ma senza aumentare in modo permanente il debito, sia per rispetto alle generazioni future sia per evitare il ripetersi di  problemi con i mercati. Questo significa che per tagliare le tasse bisogna tagliare la spesa pubblica. Ma come e quando? Senza entrare nei dettagli, c’è un criterio generale da seguire che è a mio avviso di fondamentale importanza: è necessario cominiciare dall’ alto.
Come ho mostrato in alcuni studi con Filippo Teoldi su lavoce.info, i dirigenti pubblici italiani guadagnano più dei loro colleghi stranieri. In alcuni casi si tratta di cifre semplicemente scandalose, inaccettabili: un ambasciatore tipicamente guadagna tra i 20.000 e i 27.0000 euro al mese, in media due volte e mezzo l’ omologo tedesco;  un giudice costituzionale quasi 40.000 euro lordi al mese (più numerosi benefit),  due volte e mezzo l’ omologo statunitense.
Ma anche gli altri dirigenti sono solitamente ben trattati. In media, i dirigenti ministeriali di alto livello guadagnano tra una volta e mezza e due volte i loro colleghi britannici. I ministeri della Salute e dello Sviluppo Economico hanno rispettivamente 125 e 165 dirigenti di seconda fascia, che guadagnano in media 110.000 euro, quanto i 17 dirigenti di prima  fascia del ministero dell’ Economia britannico.    I 300 dirigenti apicali di regioni e provincie guadagnano 150.000 euro, quanto il capo di gabinetto del Ministero degli esteri britannici.  I 2000 altri dirigenti  delle provincie guadagnano 105.000 euro. I 7000 altri dirigenti dei comuni guadagnano poco meno.
Non si può chiedere sacrifici se non si parte da questi dati.  Molto semplicemente, è una questione di civiltà. Questo è stato l’ errore di tutti i tentativi fatti in passato. E che non si venga a raccontare la solita favola dei diritti acquisiti:  non c’è scritto da nessuna parte nella Costituzione che gli stipendi dei dirigenti pubblici non possono scendere.  Gli ambasciatori protesteranno? Si accomodino: per ogni feluca che decide di andare in pensione anticipatamente, ci sono cento giovani dinamici e preparati che parlano tre lingue e sarebbero felicissimi di rappresentare l’ Italia per 5000 euro al mese.
Il problema potrebbe sembrare diverso  per i manager (anziché i dirigenti) pubblici. E’ senz’ altro vero, come dice  Moretti,  che alcuni manager di aziende pubbliche avrebbero un  mercato alternativo nel settore privato. Ma se si guarda al campione di 29 aziende controllate dal Tesoro, moltissimi manager  hanno poca o nessuna esperienza nel settore privato, e poca o nessuna esperienza nel settore delle aziende che dirigono. L’ amministratore delegato della Consap  (società di assicurazione pubblica) , Mauro Masi,  guadagna quasi mezzo milione; recentemente è stato prima segretario generale alla presidenza del consiglio di Berlusconi, poi   direttore generale della Rai, ma non ha  alcuna esperienza in campo assicurativo.  L’ amministratore delegato e presidente della Zecca di Stato, Maurizio Prato,  ha percepito nel 2012 uno stipendio annualizzato di 750.000 euro, quasi il triplo  del suo omologo britannico. E’ stato presidente di Grandi Stazioni, Fintecna, e Alitalia, tutte aziende pubbliche all’epoca della sua carica. Non sono sicuro che ci sarebbe la fila per assumerli, nel settore privato e tantomeno all’ estero.
Ed è vero, come ha ricordato Moretti, che  il presidente ed amministratore delegato delle ferrovie tedesche prende tre volte il suo stipendio di 850.000 euro. Ma il presidente e direttore generale delle ferrovie francesi guadagna 250.000 euro; e nessun membro del  consiglio (alcuni dei quali provengono dal settore privato)  può guadagnare più di 450.000 euro. Non  risulta che ci sia stata un’ emorragia di manager dalle ferrovie francesi, né che queste abbiano una reputazione peggiore di quelle  italiane.
Il costo di imporre un tetto agli stipendi dei manager è (forse) di perderne alcuni. Ma il vantaggio è di evitare gli infiniti abusi del sistema da parte dei tantissimi che non hanno né competenze né mercato. In molti casi, la soluzione dovrebbe essere ancora più radicale: liquidare una volta per tutte i tanti enti pubblici, statali e regionali, che non hanno alcuna funzione, e che alimentano  soltanto il sottobosco politico. I risparmi iniziali sarebbero modesti, perché bisogna evitare di licenziare i dipendenti. Ma tra qualche anno i vantaggi, per l’ economia e per la società,  sarebbero immensi.

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