LA MIA OPINIONE SULLA MOZIONE COSSIGA, SUL CASO ENGLARO E SULLA LAICITA’ DELLA POLITICA

L’ERRORE GIURIDICO DI COSSIGA. I VALORI DELLA VITA E DELLA COSCIENZA

31 luglio 2008

Caro senatore,
in questi giorni il Senato dovrà decidere sulla mozione Cossiga, originata dal caso di Eluana Englaro e dalla sentenza con cui la Corte di Cassazione ha statuito la legittimità dell’interruzione dell’alimentazione forzata. Anche se lei è uno studioso di altre materie, mi interessa sapere qual è la sua posizione su questa questione scottante.
La saluto e la ringrazio anticipatamente della risposta
V.B.

Occorre distinguere bene due questioni: quella sollevata dalla mozione Cossiga, che verte sulla ripartizione costituzionale dei poteri tra gli organi dello Stato, e quella su come debba comportarsi lo Stato di fronte a un caso come quello di Eluana Englaro. Poi c’è la questione più generale dell’intrinseca laicità del diritto statuale e della politica.
Questione sollevata da Cossiga. Concordo pienamente con la scelta del PD di respingere la mozione di Francesco Cossiga, nella parte in cui essa mira a sollevare davanti alla Corte costituzionale un conflitto tra il Parlamento e la Corte di Cassazione, in riferimento alla sentenza sul caso di Eluana Englaro.
La Corte di Cassazione non ha usurpato il potere legislativo del Parlamento, pronunciandosi su quel caso non regolato direttamente da alcuna legge, perché il giudice ha sempre il dovere di ius dicere, cioè di pronunciare la sentenza, anche là dove la lettera della legge tace. Dove manca la regola enunciata esplicitamente, il giudice deve costruirla con lo strumento dell’applicazione estensiva o analogica di regole dettate per materie simili, o comunque deducendo la regola dai principi generali dell’ordinamento: può infatti darsi il caso che su di una questione giuridica particolare taccia la legge, ma non può mai darsi che taccia l’ordinamento.
Respingere la mozione Cossiga non implica, dunque, alcuna opzione sulla questione morale che il caso Englaro solleva. Per questo il PD ha scelto di abbandonare l’Aula al momento del voto su quella mozione: per evitare che il suo “NO”  potesse essere in alcun modo letto o presentato come un no a valori enunciati nella mozione Cossiga, ai quali il PD non è certo contrario. Con l’abbandono dell’Aula il PD ha voluto protestare proprio contro il tentativo di questa strumentalizzazione.
Capisco anche chi sostiene che fosse politicamente più opportuno votare “no” senza troppe preoccupazioni; ma questa è, appunto, una questione di mera opportunità politica, non una questione di principio.
Questione Englaro. No
n voglio comunque eludere la sua domanda sulla questione sostanziale, anche se non è di quella che si è discusso ieri al Senato. La mia opinione – e quella di moltissimi cattolici militanti nel PD – è che la Chiesa e lo Stato debbano, ciascuno nel proprio campo, promuovere e difendere sempre il valore della vita; nei casi, poi, che si collocano al limite estremo tra la vita e la morte, sia la Chiesa sia lo Stato devono soprattutto promuovere e difendere – ma vorrei dire anche assistere e… amare – la libertà di coscienza delle persone, sapendo che ognuno di questi casi è diverso dall’altro e che, in quella zona di confine, è impossibile prevedere e regolare con precisione burocratica tutte le infinite sfumature delle singole situazioni. Quando ci si trova a quel limite estremo, la scelta tocca alla coscienza di ciascuna persona, assistita dalla coscienza e competenza professionale del medico curante.
La questione della laicità del diritto e della politica. Non voglio eludere neppure la domanda che mi viene rivolta da alcuni altri lettori ed elettori sul mio essere cattolico e laico, sul come questo può influenzare le mie scelte politiche in materie – come il divorzio, l’aborto, la fecondazione artificiale, l’eutanasia, il testamento biologico – sulle quali la Chiesa cattolica usa assumere posizioni molto nette. Su questo punto rinvio a un mio dialogo su come intendo la  mia laicità, pubblicato nella sezione “Temi vari”

 
 
 
 

 

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