LA CAUSA PRIMA DELLA DISAPPLICAZIONE TOTALE DELLA NORMA SULLA MOBILITÀ DEL PERSONALE TRA LE AMMINISTRAZIONI VA CERCATA NELL’INERZIA DEI VERTICI – LA PIÙ PENALIZZATA DALLA DISFUNZIONE È LA GIUSTIZIA
Editoriale telegrafico per la Nwsl n. 286, 3 marzo 2014
Le amministrazioni statali avrebbero urgente necessità di spostamenti ingenti di personale, nell’ambito di ciascuna provincia, dalle numerose sedi che fanno registrare evidentissime situazioni di overstaffing a quelle dove si registrano gravi carenze di organico. In primis le cancellerie dei Tribunali, dove mancano 7000 persone; ma anche gli Ispettorati del lavoro e delle Asl, dove dotare ogni ispettore di uno o due assistenti consentirebbe di colmare gravi gap rispetto alle esigenze; e l’elenco potrebbe continuare a lungo.
Ora, l’articolo 33 del Testo unico sul pubblico impiego, d.lgs. n. 165/2001, istituisce la procedura per la mobilità d’ufficio del personale delle amministrazioni pubbliche. Dal 2001 oggi questa procedura non ha mai avuto alcuna applicazione (la sola mobilità conosciuta è quella volontaria; ed è del tutto insufficiente). Il Governo Monti ci ha provato: l’articolo 2, comma 12, del decreto-legge n. 95/2012, convertito dalla legge n. 135/2012, stabiliva che “Per il personale non riassorbile nei tempi e con le modalità di cui al comma 11, le amministrazioni dichiarano l’esubero, comunque non oltre il 30 giugno 2013″ (ma in realtà non sarebbe occorsa una nuova norma: bastava applicare quella del 2001); il termine era stato in un secondo momento prorogato al 31 luglio 2013, poi di nuovo prorogato alla fine dello stesso anno; ma a tutt’oggi nessuna amministrazione ha dichiarato alcuna eccedenza di personale. Lo stesso articolo 33 del Testo unico, al terzo comma, stabilisce che “La mancata attivazione delle procedure di cui al presente articolo da parte del dirigente responsabile è valutabile ai fini della responsabilità disciplinare”. Domanda al neo-ministro della Funzione Pubblica: le risulta almeno un caso in cui si sia proceduto disciplinarmente, anche nei confronti di un solo dirigente? Se la risposta è negativa, le sembra che possa dirsi “civile” un Paese in cui la legge dello Stato è così platealmente disapplicata dallo Stato stesso? E come pensa di migliorare l’efficienza della burocrazia statale, se non interrompendo subito questa perniciosissima tradizione?
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