Pubblicata da Libero il 31 luglio 2008
Caro Giannino,
su “Libero” di martedì 29 luglio Lei mi imputa due peccati gravi, che non mi sembra di avere commesso: uno di esagerazione faziosa e uno di incoerenza.
Nessuna esagerazione faziosa. Nell’articolo firmato con Enrico Letta sul Corriere della Sera di domenica, con il numero di nove milioni non abbiamo inteso indicare i lavoratori assunti con contratto a termine (potenzialmente colpiti dall'”emendamento anti-precari”), ma tutti i dipendenti italiani ai quali non si applica la protezione integrale dello Statuto dei lavoratori, in particolare non si applica l’articolo 18 in materia di licenziamenti. La domanda che ponevamo al Governo era questa: vogliamo continuare a pescare solo in questa metà della forza-lavoro la flessibilità di cui il sistema ha bisogno? Il Governo ha risposto proprio oggi riducendo drasticamente la portata delle nuova norma: la nostra domanda non era dunque affatto fuori luogo.
Nessuna incoerenza. Il progetto di riforma del nostro diritto del lavoro a cui Enrico Letta e io accenniamo in quell’articolo si colloca pienamente in linea con le mie elaborazioni degli anni passati, ivi compreso il progetto da Lei citato: l’idea è quella di superare l’attuale apartheid tra iperprotetti e precari, offrendo a tutti i new entrants nel mercato del lavoro un rapporto di lavoro ispirato al modello della migliore flexicurity nord-europea. Per chi volesse i dettagli, mi permetto di rinviare al mio sito web
Cordialmente
Pietro Ichino