CHI PUÒ AIUTARE DAVVERO RENZI A RISOLVERE IL PROBLEMA DEL PD

ORA AL NEO-SEGRETARIO DEL PD NON BASTERÀ PIÙ PRESENTARSI COME ALIENO RISPETTO AI PALAZZI ROMANI PER VINCERE LE RESISTENZE AL CAMBIAMENTO DEL PARTITO CHE È OGGI PIÙ DI TUTTI GLI ALTRI SOSTANZIALMENTE CONSERVATORE

Editoriale telegrafico per la Nwsl n. 276, 16 dicembre 2013

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Due osservazioni e una conclusione.

Prima osservazione. La forza di Matteo Renzi nasce dal suo essere (oltre che apparire) fuori dai vecchi giochi di un ceto politico che in questi ultimi tempi ha toccato il massimo storico dell’inconcludenza. Per questo lui vuol restare sindaco di Firenze: per conservare ancora per un po’ il suo carattere alieno rispetto ai palazzi romani. Il suo problema, però, è che aliena rispetto a quei palazzi e vecchi giochi non è affatto una buona metà del personale politico del Partito Democratico. Quella, per esempio, che al Governo e in Parlamento in questi giorni sta gestendo nel modo più tradizionale, e più lontano dal programma enunciato dallo stesso Renzi, la vicenda della legge di stabilità.

Seconda osservazione. Il programma sul quale il neo-segretario del PD ha stravinto le primarie presenta assonanze e persino coincidenze evidentissime con la proposta di Contratto di Coalizione avanzata da SC al Capo del Governo il 14 ottobre scorso; una proposta che però – temo – nei giorni prossimi faticherà molto a essere fatta propria da quello stesso PD che lui ora guida. Altrettante assonanze e coincidenze si osservano facilmente in diversi punti con il manifesto sul quale si è saldata il 3 dicembre un’alleanza tra SC e una ventina di associazioni liberal-democratiche, tra le quali ALI, Italia Futura, Italia Aperta e LibMov: una aggregazione di gruppi e movimenti anch’essi del tutto alieni rispetto ai palazzi romani e ai vecchi giochi della politica.

Una conclusione. Il neo-segretario del PD farà bene a non sottovalutare quest’altro fatto nuovo della politica italiana, per quanto ancora in fase iniziale di sviluppo. Non sta scritto da nessuna parte che nel futuro prossimo i due fatti nuovi debbano per forza incontrarsi; ma  una cosa mi sembra evidente: su molti punti di cruciale importanza questi due movimenti politici convergono, si propongono gli stessi obiettivi, dicono cose che hanno a ben vedere le stesse identiche radici. Come la vicenda attuale della legge di stabilità sta mostrando, difficilmente Renzi riuscirà a vincere le resistenze interne in atto nel PD contro il movimento da lui guidato, ad attuare per davvero la riforma europea dell’Italia per la quale tre milioni di cittadini l’8 dicembre gli hanno dato il voto, se non valorizzerà questa convergenza. E per il PD il rischio sarà quello di uno stanco ritorno al verboso immobilismo che lo ha caratterizzato in questi ultimi anni.

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