DUE LETTERE RAPPRESENTATIVE DELLE MOLTE, DI VARIO SEGNO, CHE MI SONO GIUNTE IN QUESTI GIORNI, A SEGUITO DEGLI ULTIMI SVILUPPI DELLA CRISI DI SC E DELLA MANIFESTAZIONE DA PARTE MIA DELL’INTENZIONE DI NON RICANDIDARMI AL PARLAMENTO, QUANDO LA LEGISLATURA IN CORSO GIUNGERÀ AL SUO TERMINE
Sono riportati qui due dei numerosi messaggi pervenuti, rispettivamente, il 4 e il 7 novembre 2013, a seguito della mia risposta a un lettore, della settimana precedente, nella quale motivavo la mia intenzione di non ricandidarmi al termine di questa legislatura – Segue la mia risposta a entrambi questi nuovi messaggi, che intende anche rispondere a tutti gli altri di contenuto analogo pervenutimi in questi giorni.
Che cos’è questa storia che fra un po’ ha terminato il suo “servizio civile”?
Caro Professore,
nonostante i miei impegni familiari e di lavoro, seguo con attenzione le sue Newletter e i materiali a cui fa riferimento. A volte quando passano alcuni giorni e non vedo scritti nuovi mi preoccupo. Lei, come altri e nel mio piccolo anch’io io siamo “condannati” a sacrificarci per il bene comune; forse non l’ abbiamo scelto, ma è andata così. Mi rendo conto che il paragone non è calzante: io non ho alcuna necessità di sopportare il peso delle limitazioni alla mia vita privata. Le rinnovo complimenti e ringraziamenti.
Se Matteo Renzi riuscisse ad attuare anche solo il punto della riforma del mercato del lavoro secondo le Sue indicazioni, la sua leadership non sarebbe inutile. In fondo il Governo Monti passerà alla storia per avere realizzato una riforma delle pensioni pesante (in parte “colpisce” anche me che sono un Dirigente del Servizio Sanitario Nazionale di 57 anni), ma quanto meno sostenibile nel tempo, in quanto la pensione viene data sulla base di quello che uno ha realmente versato nell’ arco della sua vita lavorativa. Rimane la responsabilità storica di chi non l’ ha realizzata, in questi termini, almeno una ventina di anni fa.
Riguardo a Renzi, per quanto io sia un “signor nessuno”, visto anche la vicinanza geografica (abito a Prato) e la conoscenza di 1-2 suoi fedelissimi, quando mi capita lo prendo a palle ferme e gli dico, e gli faccio dire, che è perfettamente inutile che vinca, se poi non fa politiche riformiste.
Come programma deve adottare “L’ Agenda Monti”. Questo in termini più diplomatici e accettabili, lo vado a dire stasera al Congresso provinciale del PD della mia Provincia.
Cordialmente (se non si ritira dalla lotta. Che è questa storia che tra un po’ ha terminato il suo “servizio civile”?)
Giuseppe Vannucchi
P.S. Alle elezioni di febbraio votai in modo disgiunto: PD alla Camera (c’era in ballo il premio di maggioranza su base nazionale), Scelta Civica al Senato (con una proposta politica più rispondente alle mie idee, e lì non c’ erano problemi di premio di maggioranza nel Centro-sinistra nella regione Toscana).
Scelta Civica può ancora contribuire al cambiamento?
Caro Pietro,
come saprai, ho lasciato lo scorso anno il PD per Scelta Civica perché mi sembrava l’unica novità politica positiva a quel tempo.
Nel condividere completamente la decisione di non ricandidarti e le motivazioni che hai illustrato nell’ultima Newsletter, ti chiedo se ritieni che Scelta Civica possa ancora contribuire al cambiamento della politica italiana. Grazie
Liliana Rognoni
Scelta Civica è nata, dieci mesi fa, con l’intendimento molto ambizioso di imprimere una torsione di 90 gradi allo spartiacque della nostra politica nazionale, imponendo come discrimine fondamentale – almeno in questa fase di uscita dalla crisi gravissima che stiamo attraversando – quello della scelta pro o contro la strategia europea dell’Italia (v. la rappresentazione grafica che ne ho proposto nel diagramma cartesiano pubblicato su questo sito un mese fa). Poiché la prima qualità che si richiede a chi fa politica è l’onestà e non faziosità, occorre serenamente riconoscere che questo progetto politico non ha avuto successo. Ciò non significa che esso sia stato inutile: basti considerare che senza Scelta Civica alle elezioni di febbraio, con il PD attestato sulla linea Bersani-Vendola, il PdL avrebbe conquistato la maggioranza relativa dei voti e quindi la maggioranza assoluta dei seggi alla Camera, con la possibilità di eleggere Silvio Berlusconi Presidente della Repubblica. Resta il fatto che il bipolarismo italiano, pur in una fase di convulsioni impressionanti sia in seno al partito maggiore del centrodestra sia in seno a quello maggiore del centrosinistra, è rimasto incardinato sul discrimine tra destra e sinistra tradizionali; e che ora una parte di Scelta Civica, guidata dal ministro Mario Mauro, ha finito col compiere una scelta a priori di schieramento con il centrodestra, così contraddicendo la ragion d’essere originaria della nuova formazione politica. Così stando le cose, ha ancora senso l’esistenza di questa formazione ispirata agli ideali liberal-democratici e impegnata a elaborare e affermare le priorità essenziali per la “riforma europea” di cui il nostro Paese ha bisogno? La mia risposta, per quanto questo possa apparire oggi difficile, è “sì” in questi termini: è ancora utile che ci sia un luogo politico in cui si ritrovino coloro che si ispirano a questi ideali e si propongono questo grande obiettivo, cercando di costituire un utile punto di riferimento, uno stimolo e un interlocutore per chi ritiene di perseguire lo stesso obiettivo all’interno di uno degli schieramenti maggiori. Al momento della scelta elettorale. sarà compito di questa formazione politica confrontare con le priorità essenziali che le sono proprie le proposte (e le prospettive di effettiva implementazione) dei due poli; e compiere conseguentemente tra questi la propria opzione. Più forte sarà questa formazione politica, maggiore sarà la sua capacità di condizionare entrambe le formazioni maggiori sui punti cruciali della strategia europea dell’Italia: di questo c’è ancora bisogno, eccome. Certo, con le dimissioni di Mario Monti, a questa formazione oggi manca il leader: sarà compito dell’assemblea di venerdì e sabato prossimi a Roma incominciare a farlo emergere. Perché senza una figura che la incarni e rappresenti efficacemente nessuna formazione politica può avere successo. L’identikit del nuovo leader, come lo vedo io, l’ho già proposto ai lettori di questo sito due settimane or sono. Ringrazio quelli tra di essi che mi chiedono di candidarmi per questo ruolo, ma mi sembra evidente che, anche a voler prescindere dall’aspetto anagrafico, non è questo il mio mestiere. Alla fine di questa legislatura tornerò al mio mestiere di professore, sempre pronto a dare una mano ai politici veri, se riterranno che io possa essere loro utile, nelle materie di mia competenza. (p.i.)
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