LE DIMISSIONI DI MONTI E IL COMPITO DI SC

ABBIAMO ANCORA IL DOVERE DI DARE VOCE AI MILIONI DI ITALIANI CHE VOGLIONO LA RIFORMA EUROPEA DELL’ITALIA – ORA, PUR INDEBOLITI DALLA PERDITA (SPERIAMO NON IRREVERSIBILE) DEL FONDATORE, DOBBIAMO PROPORCI DI CONTINUARE A FARLO PERSINO IN MODO PIÙ LIMPIDO E INCISIVO DI QUANTO ABBIAMO FATTO FIN QUI

Editoriale, 18 ottobre 2013

L’antefatto – Il 4 settembre  il Presidente di SC scrive al ministro D’Alia per dirgli che nel decreto-stabilizzazioni vedeva la ripetizione di molti gravi errori del passato nella gestione delle amministrazioni pubbliche. Il 14 ottobre invia al Presidente del Consiglio un progetto di patto tra i partiti della maggioranza, mirato a tonificare l’impegno riformatore del Governo.  Il giorno dopo lo stesso Monti critica – con toni molto sorvegliati – il disegno di legge di stabilità, chiedendo al Governo maggiore coraggio e incisività. Queste iniziative incontrano il netto disaccordo del ministro Mario Mauro, che vede in esse un eccesso di protagonismo velleitario del leader di SC e un rischio di indebolimento del Governo.

La rottura –  Martedì 15 ottobre Mario Mauro invita a pranzo il capo del PdL Silvio Berlusconi e il suo vice Angelino Alfano, rilasciando in proposito una dichiarazione alla stampa che prefigura una confluenza di SC con quel partito. Il giorno dopo undici senatori approvano questa scelta del ministro Mauro. In questo fatto Mario Monti ravvisa un segno della sopravvenuta impossibilità di perseguire il suo progetto politico originario; e si dimette da Presidente di Scelta Civica e da Scelta Civica stessa.

Il prossimo futuro – Io non sono così sicuro che l’abbandono del progetto montiano da parte di Mario Mauro e di chi ha inteso seguirlo, insieme a Pierferdinando Casini e ai parlamentari dell’UdC,  segni l’impossibilità di quel progetto. Ma di una cosa sono certo: che c’è in Italia una vasta area di opinione pubblica, in parte tradizionalmente orientata verso il centrosinistra, in parte orientata verso il centrodestra, che è convinta della bontà della strategia avviata dal Governo Monti nel 2012 per la riforma europea dell’Italia, ne vede già oggi i primi – pur ancora piccoli – frutti positivi, teme che essa possa essere abbandonata con un ritorno alle peggiori pratiche politiche del passato. Le attuali forze politiche maggiori, di centrodestra e di centrosinistra non riescono a rappresentare questa area di opinione, perché sono esse stesse profondamente divise riguardo alle questioni cruciali poste dalla strategia della riforma europea del nostro Paese. Ed è proprio questa la causa principale dell’inconcludenza della politica italiana.

Nonostante le dimissioni di Mario Monti, SC ha ancora il dovere di proporsi come forza politica capace di dare voce in modo inequivoco, in Parlamento e nel Paese, alla grande area di opinione che guarda all’integrazione del nostro Paese nella nuova Unione Europea e vede nelle vecchie pratiche politiche il rischio di un appannamento di questa prospettiva. Possiamo farlo forse in modo ancora più limpido che nel primo semestre di vita della nostra nuova formazione, proprio per il chiarimento che – sia pure in modo così brusco e inatteso – si è verificato negli ultimi giorni con l’uscita di suoi esponenti interessati alla confluenza con il vecchio centrodestra. Propongo di dare un segno di questo rinnovato impegno integrando il nostro nome: “Scelta Civica per l’Italia Europea“; e  rafforzando nei prossimi giorni il nostro impegno in seno alla maggioranza, sui contenuti della proposta per il “contratto di coalizione” come lo strumento più adatto per ridare incisività all’azione del Governo.

 

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