CHE COSA PENSO (MOLTO PRAGMATICAMENTE) DEL REATO DI CLANDESTINITÀ

LA SANZIONE PENALE È PALESEMENTE INAPPLICABILE E INIDONEA A SCORAGGIARE IL COMPORTAMENTO CHE SI VUOLE IMPEDIRE, MENTRE PER CONVERSO DETERMINA UN GRAVE CONGESTIONAMENTO DEI NOSTRI UFFICI GIUDIZIARI

Messaggio email pervenuto il 12 ottobre 2013 – Segue la mia risposta – In argomento v. anche il mio dialogo immaginario, pubblicato nel 2009, Un traghetto per Lampedusa

Caro Senatore, forse mi sono persa qualche cosa, ma non ho sentito niente da parte sua sulla questione dell’abolizione o no del reato di clandestinità. Poiché su questi temi le sue idee sono sempre state per me illuminanti, e su questo tema sono intimamente perplessa, le chiedo di dirmi che cosa ne pensa. Colgo l’occasione per ringraziarla per il modo straordinario in cui adempie il suo mandato parlamentare, rendendo conto giorno per giorno non soltanto dei suoi interventi e proposte, ma anche degli incontri in giro per l’Italia: come mi dispiace non avere mai potuto, per ragioni geografiche, votare per lei!
Rina Rossi Pulvirenti, Palermo

In realtà la mia opinione su questo punto si era già espressa con la presa di posizione a favore del referendum promosso dai radicali per la depenalizzazione dell’ingresso clandestino in Italia, secondo un orientamento che Scelta Civica ha fatto ufficialmente proprio fin dal luglio scorso. Credo, però, che la questione se sia opportuno o no conservare la sanzione penale per l’ingresso clandestino non possa essere risolta in senso negativo sulla base di ragioni ideologiche o moralistiche. Per un verso, anche in Paesi grandi, civilissimi e vicini a noi come la Gran Bretagna e in Germania il divieto di ingresso clandestino è sanzionato penalmente; per altro verso, se l’argomento ideologico o etico fosse decisivo per escludere la sanzione penale, non si vede come esso potrebbe non essere considerato decisivo per escludere anche una sanzione amministrativa, quindi per escludere la bontà stessa del divieto di ingresso clandestino. In altre parole: quell’argomento rischierebbe di provare troppo. Detto questo, io sono favorevole all’abrogazione della sanzione penale comminata contro l’ingresso clandestino in Italia per un motivo essenzialmente pratico: la sanzione penale è palesemente inapplicabile e inidonea a scoraggiare il comportamento che si vuole impedire, mentre per converso essa determina un grave congestionamento dei nostri uffici giudiziari. Quella sanzione venne istituita con la legge Bossi-Fini nell’ambito di un disegno velleitario e miope di chiusura ermetica del Paese: non è così che si affronta un problema epocale, che nel quale sono coinvolte ogni anno centinaia di migliaia di vite umane, di persone in carne e ossa delle quali gran parte ha diritto a essere accolta da noi (trattandosi di profughi o di persone che possono vantare un diritto di asilo). E gran parte, oltretutto, è indispensabile per la nostra società e la nostra economia.

 

 

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