LA VALUTAZIONE DI SCELTA CIVICA SUL “DECRETO STABILIZZAZIONI”

NELL’INTERVENTO DELLA VICEPRESIDENTE DEL SENATO LE PERPLESSITÀ SUL PIANO FINANZIARIO, SUL PIANO COSTITUZIONALE E SU QUELLO DELLA POLITICA DEL LAVORO 

Intervento della senatrice Linda Lanzillotta  (SC) svolto nella seduta pomeridiana del Senato il 2 ottobre 2013, in sede di discussione generale sul d.d.l. n. 1015, per la la conversione in legge del d.-l. 31 agosto 2013 n. 101, recante “misure urgenti per la razionalizzazione nelle pubbliche amministrazioni” – È disponibile su questo sito anche il mio intervento nella stessa discussione

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LANZILLOTTA (SCpI). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LANZILLOTTA (SCpI). Signora Presidente, sottolineo quanto rilevato dal relatore e, cioè, che ci troviamo di fronte ad un decreto molto corposo, e vorrei anche osservare che quest’Aula sta discutendo un po’ al buio perché sia sul decreto-legge che sugli emendamenti approvati dalla Commissione non c’è ancora il parere della Commissione bilancio, e tutte le norme di cui adesso parlerò presentano enormi profili di criticità dal punto di vista della finanza pubblica. Pertanto noi rischiamo di fare una discussione, su cui peraltro si sono già puntate le osservazioni del Tesoro e quelle del Servizio bilancio, non sapendo esattamente quale sarà l’esito del parere, che potrà rilevare una violazione dell’articolo 81 della Costituzione già sul testo.
Ciò detto, in ogni caso, visto che siamo in fase di discussione generale e data la complessità del provvedimento, vorrei attirare l’attenzione dell’Aula su alcuni punti che noi di Scelta Civica, sin dall’inizio, abbiamo segnalato come centrali e dai quali dipenderà il nostro atteggiamento.
Il primo punto è quello essenziale del decreto, ossia la stabilizzazione dei precari. Si tratta di persone assunte con un contratto a tempo determinato o con altre forme flessibili che sono state via via prorogate e di cui adesso si prevede l’immissione in ruolo entro i limiti della disponibilità dell’organico. Nel frattempo, in attesa che i concorsi – poi parlerò di essi – vengano espletati, quello che si ricava dal testo, e che pare la Commissione abbia corretto in parte ma in modo – a nostro avviso – ancora non chiaro, è che vengono prorogati tutti quanti. Ciò – a nostro giudizio – comporta un disallineamento tra le risorse disponibili per il finanziamento dei posti di organico che sono stati nel frattempo tagliati dai vari interventi di spending review e i compensi che dovranno essere effettivamente pagati ad un numero molto superiore di dipendenti.
Questo è il profilo finanziario, ma ne esiste uno sostanziale e di conformità ai principi in materia di pubblica amministrazione dettati dalla Costituzione che – a nostro avviso – appare violato. In questo caso i posti disponibili, che sono comunque sempre molto pochi essendo stati ridotti, verranno ripartiti nel modo seguente: il 50 per cento a concorsi totalmente riservati ai precari e, quindi, con una chiusura verso l’esterno; l’altro 50 per cento a persone che vengono prese da graduatorie aperte già da cinque o sei anni e che vengono prorogate di altri cinque anni. Ciò ha come effetto primo la chiusura della pubblica amministrazione a generazioni di giovani che vedono questo sbocco totalmente precluso, perché vengono saturati gli organici.
Dall’altro lato, se mi si consente, comporta anche il fatto di non reclutare il meglio presente sul mercato per una pubblica amministrazione che noi invece diciamo debba essere qualificata. Le persone, infatti, che hanno lavorato devono avere valorizzata la loro esperienza ma in un concorso aperto a tutti, dove detta esperienza può essere privilegiata con un punteggio. Nel frattempo, però, ci sono giovani forse più competenti e qualificati e così anche le persone inserite in graduatorie ormai vecchie di anni non sono così aggiornate come invece l’evoluzione delle attività amministrative richiederebbe.
Il primo punto quindi riguarda i precari, i concorsi riservati e le graduatorie prorogate per altri anni.
L’altro punto – a nostro avviso – molto critico è la sostanziale stabilizzazione mediante assorbimento in altre società pubbliche dei dipendenti di società partecipate dallo Stato, dalle Regioni e dagli enti locali che si trovano in situazioni di default o siano poste in liquidazione, perché secondo la spending review ogni Comune non può averne più di uno.
Non sappiamo assolutamente di che cosa stiamo parlando. Come è noto, infatti, da vari anni si tenta di fare un censimento di queste realtà e non se ne viene a capo. Non si sa quante sono, quanti siano i dipendenti e quali livelli retributivi abbiano. Si sa solo, perché è stato assodato, che tali persone sono state reclutate senza una selezione pubblicistica, per cui molto spesso sono – come sappiamo – il frutto di pratiche clientelari e hanno aggirato i vincoli di finanza pubblica. Si tratta, pertanto, di un premio ad una platea enorme di persone che oggi si trovano – lo capisco – in difficoltà, come però ci si trovano anche i dipendenti di società private esposte alla procedura di mobilità e di cassa integrazione. A coloro, però, che hanno avuto o che hanno ancora a che fare con la politica viene esteso un grande ombrello e vengono passati a società alle quali si chiede di fare finti piani industriali e di inventare qualche altra attività per assorbire questo personale.
Al di là dei profili di equità – credo ci sia una grande discriminazione tra queste persone e quelle che si trovano invece in società normali – a mio avviso esiste una specie di bomba ad orologeria che si mette sotto i bilanci pubblici. Sappiamo infatti che tali società hanno molto spesso occultato il deficit che non poteva essere contabilizzato nei bilanci.
L’ultimo punto, su cui ritengo si sia trovata una soluzione in Commissione – do atto al Ministro ma anche alla presidente Finocchiaro per aver lavorato in questo senso – è quello della Commissione indipendente per la valutazione, la trasparenza e l’integrità delle amministrazioni pubbliche (CiVIT), che veniva impropriamente depotenziata nelle competenze in materia di trasparenza e valutazione delle amministrazioni, e che invece adesso viene riportata alla sua missione originaria.
Ora, signora Presidente, ci troviamo una fase difficile, perché, mancando dei pareri della Commissione bilancio, manchiamo di un elemento essenziale. Io mi auguro che nel corso della discussione venga meglio precisata la questione dei precari e riportata alla normativa preesistente: auspico cioè che venga riconosciuto un valore all’esperienza, ma non un assoluto privilegio, che venga chiarita la portata finanziaria di queste norme. Rimane invece a nostro avviso francamente non sostenibile tutta la norma che riguarda i dipendenti delle società pubbliche. Mi auguro che su questo, data anche la criticità della fase economica e finanziaria che noi attraversiamo, ci sia un atto di consapevolezza e responsabilità sia del Governo che del Parlamento. Contiamo quindi che nel corso della discussione questi punti possano essere risolti. (Applausi dai Gruppi SCpI e PD).

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