DECRETO STABILIZZAZIONI: LE RAGIONI DI UNA GRAVE PERPLESSITÀ

UNA LEGGE SCRITTA NEL LINGUAGGIO ILLEGGIBILE A CUI ORMAI SIAMO DA TEMPO (MA INDEBITAMENTE) ASSUEFATTI E CHE, PER ALTRO VERSO, RISCHIA DI INCORAGGIARE DECINE DI MIGLIAIA DI TITOLARI DI CONTRATTO A TERMINE E DI “IDONEI” NELLE GRADUATORIE DI VECCHI CONCORSI PROROGATE A CACCIARSI IN UN VICOLO CIECO

Intervento svolto in Senato il 2 ottobre 2013 in sede di discussione generale del disegno di legge n. 1015, di conversione del decreto-legge 31 agosto 2013 n. 101 – In argomento v. anche la relazione svolta alla Commissione Lavoro e il parere espresso dalla stessa Commissione

[…]

*ICHINO (SCpI). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

*ICHINO (SCpI). Signora Presidente, vorrei proporre solo alcune considerazioni aggiuntive, su questo provvedimento, rispetto a quelle già proposte in modo molto puntuale dalla collega Lanzillotta, che condivido interamente. Una prima considerazione di carattere generale riguarda il difetto grave di chiarezza del testo legislativo. È un testo letteralmente illeggibile. Non è solo incomprensibile per i milioni e milioni di cittadini chiamati ad applicarlo, ma è illeggibile anche per gli addetti ai lavori, per gli esperti di diritto del lavoro e di diritto amministrativo. È illeggibile per noi stessi legislatori che lo stiamo discutendo.
Vi leggo, per fare un esempio, solo un comma preso a caso: «Gli ordini e i collegi professionali sono esclusi dall’applicazione dell’articolo 2, comma 1, del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135. Ai fini delle assunzioni, resta fermo, per i predetti enti, l’articolo 1, comma 505, penultimo periodo della legge 27 dicembre 2006, n. 296».
Credo che in Aula, in questo momento, non ci sia una sola persona che sia in grado di dirci che cosa questo comma voglia dire. (Applausi dal Gruppo M5Se del senatore Zin).
Dobbiamo farci carico del problema che i funzionari dell’Unione europea considerano inutile tradurre i nostri testi legislativi, perché, anche se tradotti, essi non sono in grado di capirne minimamente il significato. (Applausi della senatrice Fucksia).
Ciò pone un problema politico di grande rilievo. Se a comprendere il testo legislativo non è neppure lo stesso legislatore che lo approva, ma sono soltanto pochi sacerdoti dei sacri misteri, significa che, in realtà, il potere legislativo è esercitato da loro. Il problema è che quei sacerdoti dei sacri misteri non rispondono delle loro scelte di fronte al Paese. (Applausi della senatrice Fucksia).
Questo è il motivo per cui l’Unione europea, con il Decalogue for Smart Regulation del 2009, ci ammonisce a legiferare in modo immediatamente comprensibile per tutti coloro ai quali la norma è destinata. Si tratta – a mio avviso – di un principio basilare della democrazia. Noi dobbiamo smettere di usare un linguaggio misterico per iniziati, che al contrario costituisce ormai il linguaggio unico della nostra legislazione e, in particolare, di quella del lavoro. (Applausi dal Gruppo M5S).
Solo un esempio, a questo proposito, di come invece le leggi potrebbero e dovrebbero essere scritte: il cosiddetto Statuto dei lavoratori del 1970, è esattamente l’opposto rispetto al linguaggio legislativo oggi dominante nelle leggi che produciamo. Quel testo, che in quaranta articoli definiva praticamente tutto il nuovo diritto del lavoro – nel bene o nel male, non discuto il merito – venne diffuso in milioni di copie, in tutta Italia, dalle associazioni sindacali e imprenditoriali. In tre mesi ogni cittadino interessato sapeva esattamente qual era la disciplina della malattia, del licenziamento, del trasferimento o delle rappresentanze sindacali. Ipotizziamo che venga distribuito in milioni di copie questo testo che siamo chiamati oggi a esaminare, e chiediamoci quanti italiani, fra tre mesi, saranno in grado di dire che cosa esso contiene. (Applausi della senatrice Fucksia).
In questa sede chiedo al Governo, al quale stamattina abbiamo rinnovato la fiducia – e sono lieto di avergliela rinnovata – l’impegno di formulare in modo nuovo i testi legislativi. (Applausi dal Gruppo M5S); impegno che questo stesso Governo ha preso proprio in materia di lavoro con il piano «Destinazione Italia», per una riformulazione della legislazione del lavoro con il codice semplificato. Accolgo con grande soddisfazione questo impegno, ma esso deve tradursi presto in fatti concreti. Occorre che immediatamente si metta al lavoro una commissione per realizzare questo punto programmatico di grande importanza.
Vengo ora al merito del provvedimento, ovviamente soltanto per la parte di mia specifica competenza, ossia la parte di interesse lavoristico. Vorrei proporre ai colleghi solo questa osservazione: rischiamo – è un rischio che dobbiamo assolutamente evitare – con questo decreto di alimentare aspettative occupazionali del tutto infondate in decine di migliaia di giovani.
Dico questo perché, a tutto voler concedere, rispettando i paletti che il decreto legge in esame giustamente pone, noi vedremo nei prossimi anni assorbire dalle pubbliche amministrazioni circa 10.000 o 12.000 lavoratori attualmente impiegati come precari o collocati in posizione di «idoneo» in una graduatoria di concorso. Tuttavia, con queste norme con cui proroghiamo quei contratti a termine o la validità di graduatorie che riguardano decine e decine di migliaia (anzi in realtà un paio di centinaia di migliaia) di interessati, lanciamo loro il messaggio secondo cui per loro non c’è nessuna speranza di occupazione stabile se non nelle amministrazioni pubbliche; incoraggiamo cioè decine di migliaia di idonei a puntare tutte le loro carte su un’occupazione che non potrà venire almeno per nove su dieci di loro, dalle amministrazioni pubbliche.
Per questo con alcuni colleghi di Scelta Civica e del Partito Democratico ho presentato l’emendamento 3.0.301, cui noi attribuiamo una grande importanza: esso mira a delineare quantomeno l’alternativa corretta a questa promessa che le amministrazioni pubbliche non potranno mantenere. Qual è la promessa che noi riteniamo invece si possa e si debba fare, e poi mantenere? La promessa si basa su questo dato di fatto: in Italia nel 2012 (anno di crisi nera) sono stati stipulati 10 milioni di contratti di lavoro, in gran parte a termine, qualche volta ripetuti per 20 volte con la stessa persona; tuttavia, 1,7 milioni di essi erano contratti a tempo indeterminato; e questo è un dato che si ripete in tutti gli anni precedenti, anche anni di crisi. Se è così, perché mai a qualche decina di migliaia di lavoratori precari delle amministrazioni pubbliche promettiamo un posto in quelle amministrazioni, indirizzandoli nella direzione sbagliata, quando invece potremmo e dovremmo promettere loro e rendere possibile, con l’assistenza necessaria, il cammino per immettersi nel flusso di assunzioni che nel tessuto produttivo reale ci sono (non sono un’illusione)? Sono posti di lavoro veri, concreti, attuali. Certo, con un piccolo particolare: in quel flusso di assunzioni non può immettersi oggi in Italia se non chi disponga di una rete parentale, professionale, amicale che gli consenta di accedervi. Noi dobbiamo quindi creare canali di accesso.
L’emendamento 3.0.301 mira ad attivare il canale efficace con quel «contratto di ricollocazione» che corrisponde esattamente nella sua struttura al progetto Youth Guarantee delineato dall’Unione europea; esso infatti consente di trasformare le politiche passive del lavoro, il mero sostegno del reddito, in politiche attive del lavoro, precisamente assistenza intensiva e mirata ai posti di lavoro che effettivamente ci sono, alle decine di migliaia di posti che restano permanentemente scoperti nel nostro tessuto produttivo per mancanza di manodopera qualificata adatta. Non proponiamo di attivare soltanto questo canale, ma di attivare anche questo! Stimoliamo le amministrazioni, le società partecipate, a offrire al personale eccedentario non illusioni, ma la prospettiva e anche la cultura dell’inserimento reale nel tessuto produttivo! (Applausi dai Gruppi SCpI e M5S).
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