QUELLO CHE NÉ SINISTRA NÉ DESTRA IN ITALIA HANNO SAPUTO (O VOLUTO) FARE

“NON È PERCHÉ LE COSE SONO DIFFICILI CHE NOI NON OSIAMO; È PERCHÉ NON OSIAMO CHE CI APPAIONO COSÌ DIFFICILI” (SENECA) – ECCO, SCELTA CIVICA È NATA PER INCORAGGIARE L’ITALIA A OSARE DI RISOLVERE I PROPRI PROBLEMI, CHE NÉ SINISTRA NÉ DESTRA HANNO MOSTRATO DI SAPERE E VOLERE AFFRONTARE SERIAMENTE

Intervento preparato per la Convention di Scelta Civica (Roma, 13 luglio 2013), che ho volentieri rinunciato a svolgere durante la manifestazione, per ragioni organizzative, ma che è qui a disposizione dei lettori

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Ho vissuto tutta la mia vita adulta dentro la sinistra italiana, con l’idea di cercare con essa e in essa la soluzione per far stare meglio i lavoratori, soprattutto i più deboli tra essi. diceva Seneca: “non è perché le cose sono difficili che noi non osiamo; è perché non osiamo che ci appaiono così difficili”. Ecco, Scelta Civica è nata per incoraggiare l’Italia a osare di risolvere i propri problemi. Era in ritardo negli anni ’50, quando rifiutava l’articolazione aziendale della contrattazione collettiva. Era in grave ritardo quando negli anni ’60 e ’70 si opponeva all’integrazione europea (oltre che alla televisione a colori). Era in ritardo negli anni ’70 e ’80 quando si opponeva al riconoscimento del part-time: ancora nel 1984, in ossequio alla Cgil, il Pci votò contro la norma che introduceva questo tipo contrattuale nel nostro ordinamento. Era in ritardo negli anni ’80 e ’90 quando si opponeva ferocemente a che l’Italia – ultima in Europa – rimuovesse il monopolio statale del collocamento e riconoscesse il ruolo utile delle agenzie di outplacement e di fornitura di lavoro temporaneo. Era in ritardo quando negli anni ’90 e nel primo decennio del nuovo secolo si è opposta in modo granitico alla possibilità che il contratto aziendale derogasse al contratto nazionale in funzione di particolari circostanze, o dell’avvio di un piano industriale innovativo: per il rifiuto di due deroghe marginalissime al contratto nazionale, la sinistra politica e sindacale non ha esitato a scatenare una guerriglia furibonda contro l’unico grande investimento manifatturiero di una multinazionale in Italia dopo quello della General Electric sul Nuovo Pignone del 1994. Potrei continuare nell’elenco di questi ritardi sistematici. Troppo sistematici per non essere il frutto di alcuni difetti strutturali della cultura di questa sinistra: lo schematismo ereditato da un’epoca di certezze ideologiche ormai morta e sepolta, il provincialissimo rifiuto di confrontarsi pragmaticamente con le esperienze che si offrono nel panorama internazionale, con il pretesto che “l’Italia è diversa”, “in Italia non si può”.

Dall’altra parte abbiamo avuto, negli ultimi vent’anni, una destra totalmente incapace di svolgere il mestiere tradizionalmente proprio di una destra moderna: ridurre la spesa pubblica per ridurre le tasse, ridurre il debito anche attraverso la dismissione della parte di patrimonio pubblico poco o male utilizzata, promuovere la concorrenza nei mercati, imporre una gestione manageriale rigorosa delle amministrazioni pubbliche. Basti un esempio. Dal 2001 è in vigore una norma – l’articolo 33 del testo unico del pubblico impiego – che impone a ciascun dirigente pubblico di denunciare le eventuali situazioni di overstaffing nel comparto affidatogli e di attivare la necessaria procedura di mobilità del personale eccedentario in direzione delle amministrazioni che invece hanno delle carenze di organico; bene: dal 2001, nonostante che il centrodestra da allora abbia governato per quasi nove anni, non si è registrato neppure un solo caso in cui questa norma sia stata applicata.

Sono questa sinistra e questa destra che, combinando i loro difetti e le loro inerzie, facendosi sponda reciprocamente, hanno lasciato ingrossare sempre di più i problemi del nostro Paese, fino a condurci alla crisi gravissima attuale. Scelta Civica è nata, sei mesi fa, per rompere il circolo vizioso generato da questa destra e questa sinistra che sostanzialmente si legittimano a vicenda nel far male il rispettivo mestiere.

Ricordiamo quello che diceva Seneca: “non è perché le cose sono difficili che noi non osiamo; è perché non osiamo che ci appaiono così difficili”. Ecco, Scelta Civica è nata per incoraggiare l’Italia a osare di risolvere i propri problemi. Per convincerla che è possibile. Per convincerla che – nonostante le inerzie pluridecennali della sua sinistra e della sua destra, è ancora possibile mettere il debito sotto controllo. Ma è possibile anche coniugare la flessibilità delle strutture produttive con la sicurezza economica e professionale dei lavoratori nel passaggio dal vecchio al nuovo lavoro, come si fa nel centro e nord-Europa; è possibile realizzare la mobilità degli organici pubblici, nonostante che nessuno finora ci abbia mai provato; è possibile introdurre e applicare anche in Italia la trasparenza totale delle amministrazioni: sì, proprio la stessa full disclosure portata dai Freedom of Information Acts nel Regno Unito, in Svezia, negli Stati Uniti; è possibile dismettere due canali della Rai, e le partecipazioni statali e comunali che servono solo a distribuire poltrone, e le caserme inutilizzate nei centri delle nostre città, riducendo così la montagna del debito; è possibile anche da noi promuovere le eccellenze universitarie senza oneri per lo Stato; è possibile allineare l’Italia agli standard europei anche per quel che riguarda l’amministrazione della giustizia, i diritti civili e le pari opportunità.

Quando, nel nostro Paese, affrontiamo i problemi del mercato del lavoro, della scuola, delle amministrazioni pubbliche, dei trasporti, e tanti altri ancora, stringi stringi ci imbattiamo sempre in quella che potremmo chiamare “la madre di tutti i problemi”: come fare per consentire che ciascuna funzione sia affidata a chi la sa svolgere meglio, che dunque ciascuna funzione sia in qualche misura contendibile, che siano rimosse le posizioni di rendita, di asimmetria informativa, di monopolio, di chiusura corporativa, di difesa di insiders contro la concorrenza di outsiders. Una delle esperienze più sorprendenti di questi ultimi anni, da che sono tornato in Parlamento nel 2008, è stata per me scoprire che su questo terreno oggi le persone impegnate più seriamente per la soluzione dei grandi problemi del nostro Paese la pensano sostanzialmente allo stesso modo sia nel centrosinistra, sia nel centrodestra. Ma sia nel centrosinistra, sia nel centrodestra queste persone oggi sono in diaspora, disperse e poco ascoltate. Scelta Civica si propone di unire queste persone; di dimostrare nei fatti la possibilità di unire sugli obiettivi essenziali per la salvezza del Paese persone che i vecchi schemi della politica nazionale tendono a dividere, a collocare su fronti opposti.

Unire i riformatori, dare loro voce e forza: questo è il nostro compito. Credenti e non credenti, provenienti dalla destra e dalla sinistra, interessati all’una o all’altra delle grandi famiglie politiche europee: oggi essi sanno che la strada per la riforma europea dell’Italia è un sentiero stretto e senza margini. Lo vediamo quotidianamente nel faticoso cammino del Governo guidato da Enrico Letta, nonostante i grandi proclami che risuonano ogni giorno a destra e a sinistra. A ben vedere, proprio questa consapevolezza che ci unisce, che ci ha portati a promuovere l’unione delle altre forze politiche maggiori nelle “larghe intese”, fa della nostra formazione la più laica tra tutte quelle oggi presenti nello scenario politico italiano. Fra qualche anno, forse, torneremo a dividerci tra destra e sinistra; oppure, chissà, secondo altre linee di discrimine. Ma oggi il compito di chi ha a cuore le sorti dell’Italia è quello di unire tutte le forze intorno all’unica agenda, difficile ma non impossibile, che può davvero restituirci il ruolo di grande Paese protagonista della costruzione dell’Europa.

 

 

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