SI ALLARGA IL CONSENSO NEI CONFRONTI DI UN DIRITTO DEL LAVORO PIÙ UNIVERSALE, QUINDI NECESSARIAMENTE PIÙ FLESSIBILE, CHE GRADUALMENTE AUMENTI LA PROTEZIONE DEL POSTO DI LAVORO ALL’AUMENTARE DELL’ANZIANITÀ
Flash dell’Agenzia Ansa sulla presa di posizione del Fondo Monetario Internazionale in tema di indirizzi di politiche del lavoro per l’Italia – Segue un mio breve commento
”Indirizzarsi verso un contratto unico, più flessibile per i nuovi lavoratori, che gradualmente aumenta la protezione del posto di lavoro all’aumentare dell’età, potrebbe ridurre il costo delle nuove assunzioni e sostenere l’apprendistato”. E’ quanto si legge nell’Article IV del Fmi sull’Italia, in cui sottolinea inoltre che ”incoraggiare aziende e lavoratori alla contrattazione di secondo livello consentirebbe di unire in modo migliore stipendi e produttivita”’ (ANSA).
UN MIO COMMENTO A CALDO
L’indicazione che viene dal Fondo Monetario Internazionale corrisponde a un progetto ormai noto da tempo, tendente al superamento dell’assurdo regime di apartheid fra protetti e non protetti che caratterizza il nostro mercato del lavoro. Di questo progetto ho proposto una versione legislativa nel Codice del lavoro semplificato, e più recentemente nel disegno di legge per il rilancio dell’occupazione n. 555/2013, oggi all’esame del Senato: concordo dunque pienamente con quell’indicazione (che cosa ne pensano PD e PdL?). Detto questo, va anche detto che in Italia oggi il termine “contratto unico” evoca rigidità e appiattimento; non è certo questo che il progetto si propone. L’articolazione dei tipi contrattuali, dal tempo parziale all’apprendistato, dal flexi-time al telelavoro, resta assolutamente necessaria. Osservo, però, che la protezione della sicurezza occupazionale del lavoratore – e dunque il relativo costo – non deve essere fatta aumentare in relazione all’età del lavoratore, bensì in relazione alla sua anzianità di servizio: l’effetto, altrimenti, sarebbe quello di pregiudicare fortemente l’occupabilità delle persone di età più matura.