È GIUSTO QUALIFICARE COME PROSTITUZIONE – CON TUTTO QUELLO CHE NE CONSEGUE SUL PIANO GIURIDICO – LO SVOLGIMENTO PROFESSIONALE DELL’ATTIVITÀ DI CHI AIUTA I PORTATORI DI HANDICAP GRAVE A ESERCITARE LA PROPRIA SESSUALITÀ, PUR AL DI FUORI DI UN RAPPORTO AFFETTIVO?
Notizia diffusa il 18 giugno scorso da Radioradicale, sulla base di un sondaggio di cui dà conto il sito www.disabili.com – In argomento segnalo anche il bel libro di Gianluca Nicoletti, Una notte ho sognato che parlavi, dove è narrata l’esperienza di vita vissuta di un genitore di ragazzo affetto da menomazione psichica – Segue la nota con cui ReteLib apre questa settimana il dibattito sui temi sottesi a questa difficile e delicata questione
Secondo un sondaggio, riportato dal sito disabili.com, il 77 per cento dei portatori di handicap si dichiara favorevole all’assistenza sessuale. Gli assistenti sessuali sono delle figure professionali che, dopo aver seguito uno specifico corso di formazione, aiutano persone affette da disabilità fisica o psichica a vivere delle esperienze affettive ed erotiche. Al prezzo di circa 100-150 euro l’ora, gli assistenti sessuali vivono con i disabili delle esperienze fisiche che spaziano dalle carezze ai massaggi, dalla conoscenza del proprio corpo, all’insegnamento dell’autoerotismo. Raramente si raggiunge il rapporto completo.
Questa figura professionale esiste in Svizzera, Germania, Olanda e Danimarca. In Francia, dove questa attività è considerata simile alla prostituzione, c’è un dibattito in corso. In Italia nulla. Almeno fino allo scorso novembre, quando Maximiliano Ulivieri, un blogger affetto da distrofia muscolare, ha lanciato una petizione, intitolata “Assistenza sessuale. E’ una scelta”, che punta a porre la delicata questione sotto i riflettori non solo della politica, ma anche della società italiana. L’iniziativa ha ottenuto il sostegno dell’associazione “Luca Coscioni”. Secondo Maria Antonietta Farina Coscioni “il problema dell’assistenza sessuale è una questione seria ed è materia che va regolamentata attraverso una legge”.
Le opinioni sono molte, Fai Notizia ha lanciato su questo tema un’inchiesta partecipativa.
LA QUESTIONE DELL’ASSISTENZA SESSUALE PER LE PERSONE DISABILI RINVIA A UN PROBLEMA PIÙ AMPIO: IN CHE COSA CONSISTE LA PROTEZIONE DELLA DIGNITÀ DELLA PERSONA? ED ENTRO QUALI LIMITI LO STATO PUÒ PRETENDERE DI EDUCARE LA GENTE?
ReteLib apre il dibattito prendendo spunto da una questione difficile e delicata: quella dell’assistenza sessuale ai disabili gravi (v. sopra). La settimana prossima lo stesso portale segnalerà i due migliori scritti, uno pro e uno contro la rimozione del divieto di organizzare servizi di questo genere: divieto oggi desumibile dalla normativa in materia di favoreggiamento della prostituzione.
Alcuni interrogativi sottesi al tema generale della discussione:
– entro quali limiti lo Stato deve educare la gente?
– in che cosa esattamente consiste la protezione costituzionale della dignità della persona (articoli 2, 3 e 41 Cost.), che giustifica l’azione dell’ordinamento statuale di contrasto alla prostituzione?
– c’è, e dove si colloca, una linea di demarcazione tra prostituzione e attività professionale di aiuto all’esercizio della sessualità di persone gravemente disabili?
– l’ordinamento giuridico statuale deve esercitare una funzione pedagogica nei confronti delle persone? se sì, entro quali limiti?
– in una materia di confine come questa, la norma giuridica è in grado di disciplinare compiutamente l’agire umano, o deve astenersi, in considerazione dell’infinita complessità della condizione umana?
Gli scritti devono essere indirizzati a redazione@retelib.it (se indirizzati a ichino@www.pietroichino.it, li inoltrerò alla redazione di reteLib).
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