LAVORO DOMENICALE: LIBERTÀ PER I FIGLI DI DIO

SACROSANTO STABILIRE IL DIRITTO DEI LAVORATORI DI ASTENERSI DAL LAVORO FESTIVO (SALVO CHE PER I SERVIZI PUBBLICI), MA PERCHÉ TRASFORMARE QUESTO DIRITTO IN DIVIETO?

Lettera pervenuta il 31 maggio 2013 – Segue la mia risposta

Caro Senatore,
leggo sull’Avvenire del 15 maggio che è stata presentata una proposta di legge di iniziativa popolare, sostenuta da 150.000 firme, mirata a consentire alle Regioni di vietare il lavoro domenicale, salvi i soli casi di necessità. Leggo anche che PD e PdL si sarebbero già pronunciati a sostegno di questa iniziativa legislativa, anche per “regolare la concorrenza tra piccoli e grandi esercizi commerciali”. Mi interesserebbe conoscere anche il suo parere in proposito. Con vivo apprezzamento per quello che lei fa con passione e competenza al servizio del Paese
suo Giuseppe Barsanti

Sono convinto dell’utilità sociale di norme che attribuiscano alla generalità dei lavoratori – dipendenti e autonomi – il diritto ad astenersi dal lavoro in un giorno della settimana tradizionalmente destinato al riposo, salvo che essi siano addetti ad attività che devono potersi svolgere anche in quel giorno (servizi pubblici essenziali e lavorazioni a ciclo continuo). Non concordo affatto, invece, sull’opportunità che questo diritto di astensione dal lavoro festivo venga trasformato in un divieto, sia esso rivolto ai lavoratori autonomi o a quelli dipendenti. È sensato che i contratti collettivi prevedano minimi retributivi maggiorati per il lavoro nel giorno festivo, in considerazione del sacrificio che esso comporta del “tempo libero qualificato” costituito dalla giornata nella quale è più agevole stare con i propri familiari o con gli amici, partecipare al rito religioso insieme alla comunità locale, godersi la partita di calcio e così via; ma non vedo perché impedire che il riposo venga collocato in un giorno diverso dalla domenica, laddove il lavoratore dipendente intenda beneficiare della maggiorazione retributiva per il lavoro festivo offertagli dall’imprenditore e quest’ultimo a sua volta vi abbia interesse. Ancor meno riesco a comprendere perché mai dovrebbe essere obbligato a chiudere di domenica il piccolo esercente autonomo. Libere, ovviamente, le comunità cristiane di promuovere il riposo domenicale, come quelle israelitiche di promuovere l’astensione dal lavoro di sabato (che ha per queste un valore ancor più identitario di quanto non lo abbia il riposo domenicale per i cristiani) e quelle musulmane di promuovere l’astensione dal lavoro di venerdì: a ben vedere, la stessa varietà delle preferenze delle diverse comunità religiose ha in qualche misura l’effetto di aumentare le opportunità di scelta, sia per le imprese sia per i lavoratori. Come si suol dire, il mondo è bello perché è vario. A chi obietta che il lavoratore dipendente non è veramente libero nel rapporto con il proprio datore di lavoro replico che nel nostro tessuto produttivo c’è una larga maggioranza di aziende che il sabato e/o la domenica non lavorano: chi per motivi religiosi preferisce riposare in uno di quei giorni eviti di farsi ingaggiare da un’impresa che invece intende stare aperta in quei giorni.   (p.i.)

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