I DUE VOTI DI SCELTA CIVICA CHE HANNO CONSENTITO L’ELEZIONE DELL’EX-MAGISTRATO PDL ALLA PRESIDENZA DELLA SECONDA COMMISSIONE PERMANENTE DEL SENATO SONO PER ME DEL TUTTO INSPIEGABILI: URGE UN CHIARIMENTO
Terzo editoriale telegrafico per la Nwsl n. 248, 12 maggio 2013
Sulla candidatura di Nitto Palma a Presidente della Commissione Giustizia del Senato, nell’assemblea del Gruppo di Scelta Civica di martedì 9 maggio era prevalso nettamente l’orientamento nel senso dell’astensione. Si era detto: questo accordo tra PD e PdL, se c’è, non ci coinvolge; se poi, come sembra, quell’accordo è già saltato, tanto che il PD non vota per Nitto Palma, ancor meno la cosa può riguardarci: perché mai dovremmo fare da stampella al PdL, oltretutto per l’elezione di un personaggio per il quale ci sono tante precise controindicazioni di carattere politico? Poi, il giorno dopo, abbiamo appreso che nel quarto scrutinio, quello decisivo, i due senatori di SC in Commissione hanno fatto convergere i propri voti su Palma. Che cosa è accaduto di nuovo tra martedì e mercoledì per determinare questo mutamento di rotta? Il coordinatore nazionale di SC Andrea Olivero ne dà al Secolo XIX e a Repubblica una spiegazione davvero sorprendente: “Il PD mercoledì chiama noi di Scelta Civica e ci chiede di votare per Nitto Palma, precisando che loro però si sarebbero astenuti ufficialmente. Hanno detto: voi votatelo e poi noi nel segreto dell’urna spostiamo qualche voto per farlo eleggere”. Ora, il PD smentisce questa richiesta di voti sottobanco; e stupirebbe che non lo facesse. Ma se anche quella richiesta fosse venuta per davvero, che senso avrebbe avuto accoglierla? Se l’accordo tra PD e PdL c’era, perché mai il PD non lo ha onorato e due senatori di SC si sono prestati a tirargli fuori le castagne dal fuoco? E se invece l’accordo non c’era o era ormai saltato, perché mai i due senatori di SC si sono prestati a tirar fuori le castagne dal fuoco al PdL? La questione è tanto più scottante, in quanto il primo atto del neo-eletto presidente della Commissione Giustizia del Senato è consistito nel rendere visita (non al ministro della Giustizia, o al Presidente del C.S.M., oppure, chessò, al suo omologo presidente della Commissione Giustizia della Camera, ma) a Nicola Cosentino, detenuto nel carcere di Secondigliano per reati di camorra. Il primo atto, ostentato come tale, capite? Non il secondo o il terzo.
È assolutamente necessario e urgente un chiarimento.
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