NEL PD RENZI È MOLTO PIÙ FORTE E CENTRALE OGGI CHE TRE MESI FA

E, SUL PIANO DEI CONTENUTI, SI PROPONE LA STESSA “RIFORMA EUROPEA” A CUI PUNTA SCELTA CIVICA: CON LUI LEADER L’ALLEANZA SAREBBE NATURALE

Intervista a cura di Enrico Marro, pubblicata sul Corriere della Sera il 12 aprile 2013

Senatore Ichino, Renzi appare sempre più in difficoltà nel Pd. Un altro segno dell’impossibilità di essere riformisti nel Pd oppure c’è un eccesso di protagonismo?
A dire il vero, a me sembra che Renzi non sia affatto in difficoltà. Per lo meno, non più di quanto lo fosse all’indomani delle primarie di autunno. Il risultato elettorale ha dato clamorosamente ragione a lui, facendogli guadagnare una posizione centralissima che non era riuscito a conquistarsi neppure con la campagna delle primarie.

Però il Pd lo sta isolando.
Non il Pd. Lo stanno isolando la dirigenza e l’apparato centrale del partito. Nel bacino elettorale a cui il Pd può rivolgersi Renzi è molto più centrale oggi di ieri. È proprio questo scollamento tra apparato ed elettorato che fa stare in un’ansia terribile la struttura bersaniana del partito.

Anche lei ha avuto vita difficile nel Pd e alla fine ha deciso di uscire. Renzi farebbe bene a seguire il suo esempio o è meglio che faccia la battaglia interna per cambiare il partito?
La mia scelta del dicembre scorso nasceva innanzitutto da anni di amicizia personale e da mesi di collaborazione con Mario Monti nell’elaborazione e promozione della sua agenda, quella che lui ha proposto come agenda per il paese il 23 dicembre. È la scelta che mi consente oggi di coltivare e promuovere i progetti di riforma incisiva di cui il Paese ha bisogno, in materia di lavoro, di amministrazioni pubbliche, di scuola e università, di organizzazione della giustizia, molto meglio e più liberamente di quanto avrei potuto fare restando nel Pd. Matteo Renzi, invece, è un politico puro, profondamente radicato nel tessuto del Pd. Lui può e deve puntare a conquistarne la guida, per riproporne il disegno originario, che si è perso per strada negli ultimi anni. Certo, il rischio che questo produca una scissione è reale.

In quel caso potrebbe trovare una nuova casa in Scelta civica o, al contrario, potrebbe attrarre a sé una parte dello stesso partito di Monti?
Scelta civica si propone di unire tutti coloro che sono convinti della necessità della “riforma europea” del nostro Paese. Matteo Renzi si propone, in sostanza, la stessa cosa. Il giorno in cui intorno a lui nascesse una nuova forza politica che ponesse questo obiettivo davvero al centro del proprio programma e della propria azione, la convergenza tra quella forza e Scelta civica sarebbe naturale.

Se invece diventa leader del Pd, con Renzi candidato premier sarebbe più facile un’alleanza Pd-Scelta civica?
Sicuramente sì, per lo stesso motivo.

Si farà un governo oppure andiamo verso nuove elezioni?
Credo e spero che l’elezione del Capo dello Stato, nei prossimi giorni, apra una fase in cui prevalgano gli spiriti migliori del Paese. Se riusciamo a realizzare una grande convergenza su di una figura in cui davvero una larghissima maggioranza degli italiani possano riporre la loro fiducia, come è stato con Giorgio Napolitano, a quel punto sarà facile che quella persona assuma il ruolo di arbitro politico per la formazione di un “Governo del Presidente” capace di fare le cose essenziali di cui il Paese ha bisogno.

Qual è il suo candidato per il Quirinale?
In questa fase più che fare nomi occorre accordarsi sull’identikit: mi sembra che sia necessaria una figura apprezzata sul piano internazionale, capace di dare fiducia ai nostri interlocutori e creditori stranieri; una persona che non sia troppo identificata con una della parti politiche maggiori e non sia faziosa; ma anche una persona che conosca bene la politica dal di dentro, per poter meglio svolgere il ruolo essenziale di mediazione che è proprio del Capo dello Stato in questa fase. Meglio se donna, per rompere un monopolio maschile sul Colle, che sta diventando sempre più insopportabile.
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