LA LADY DI FERRO HA COMMESSO MOLTI ERRORI, MA HA DATO UN CONTRIBUTO IMPORTANTISSIMO AL SUPERAMENTO DELLE INCROSTAZIONI CORPORATIVE CHE NEGLI ANNI ’70 SOFFOCAVANO LA SOCIETÀ BRITANNICA
Intervista a cura di Antonio Sanfrancesco, in corso di pubblicazione su Famiglia Cristiana, 9 aprile 2013
Professor Ichino, qual è l’eredità politica che lascia Margaret Thatcher sul tema del welfare e del mercato del lavoro?
Fondamentalmente questa: la sottolineatura di quanto la garanzia delle pari opportunità possa essere socialmente utile più che l’assistenzialismo. Garanzia delle pari opportunità significa abbattimento delle barriere corporative che difendono gli interessi degli insider contro la concorrenza degli outsider. Ma significa anche sollecitazione di quella responsabilità individuale, che l’assistenzialismo qualche volta tende ad addormentare.
Secondo alcuni analisti, le sue privatizzazioni e le lunghe lotte contro i sindacati (a cominciare da quella contro i minatori nel 1984-85) si sono tradotte in un liberismo sfrenato, determinando una società più ricca ma con più disuguaglianze sociali. È d’accordo?
In parte sì, in parte no. Non c’è dubbio sul fatto che Margaret Thatcher abbia affermato con molto vigore l’incompatibilità tra “libertà” e “uguaglianza”, facendosi paladina del primo valore a scapito del secondo. La sua tesi era che anche i più poveri avrebbero tratto vantaggio dalla maggiore mobilità sociale e dalla maggiore possibilità di arricchirsi offerta ai più fortunati; in parte questo è effettivamente accaduto in Gran Bretagna per effetto delle politiche thatcheriane, che hanno rimosso le pesanti incrostazioni corporative della società britannica anni ’70, e questo spiega perché Tony Blair si sia ben guardato dallo smontare quanto la Lady di ferro aveva fatto. Però la stessa Thatcher sapeva bene che il mercato concorrenziale non si dà allo stato di natura: un vero regime di concorrenza richiede sofisticati interventi pubblici di regolazione, di controllo, di garanzia fattiva della simmetria di informazione tra gli operatori: tutt’altro che liberismo sfrenato. La crisi del 2008 è nata proprio dal difetto di questa regolazione dei mercati finanziari.
All’Italia è mancata una leader coraggiosa come la Thatcher?
Sì. I politici italiani, a destra come a sinistra, sono per lo più rivoluzionari a parole, ma conservatori nei fatti; mentre Margaret Thatcher, pur appartenendo a un partito che si chiama “conservatore”, ha compiuto una rivoluzione che è stata sostanzialmente condivisa dal partito laburista e di cui il Regno Unito oggi gode i frutti in termini di maggiore forza economica, produttività del lavoro e mobilità sociale. Certo, ha commesso anche numerosi errori, sul piano politico e su quello culturale; ma il bilancio positivo dei suoi tre mandati come premier mi sembra fuori discussione.
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