I PROBLEMI DELL’ANTIPOLITICA

IL RECLUTAMENTO DEI NUOVI POLITICI TRA I RANGHI DELLA SOCIETÀ CIVILE NON È DI PER SÉ UNA GARANZIA DI RINNOVAMENTO EFFICACE ED EFFETTIVO

Primo editoriale telegrafico per la Nwsl n. 243, 8 aprile 2013

Politica è, innanzitutto, capacità di comunicare. E non di un comunicare qualsiasi: occorre saper parlare a milioni di persone attraverso i media. Il cittadino qualsiasi, il tecnico, il professore, l’imprenditore, l’impiegato, di solito non lo sanno fare. Per questo Beppe Grillo, che invece lo sa fare, tappa la bocca ai propri parlamentari e vuol essere lui solo a parlare. Ma un partito in cui a parlare all’opinione pubblica sia solo il capo non può costituire una buona alternativa ai partiti tradizionali.
Politica è anche conoscere i meccanismi interni delle amministrazioni, delle assemblee elettive. Se non li si conosce, non li si domina. Scegliere come capo di un ministero o come presidente di un ramo del Parlamento un cittadino che del funzionamento di queste strutture non ha alcuna esperienza comporta un alto rischio che a comandare effettivamente siano i vertici degli apparati e non il nuovo titolare della carica. Ma questo significa alto rischio che non ci sia alcun cambiamento effettivo, o che il cambiamento avvenga per decisione di chi non ne risponde agli elettori. Di chi la decisione non la ha neppure esplicitata pubblicamente.
Dobbiamo concluderne che la “casta” è insostituibile? Certo che no. I vecchi politici, però, devono essere sostituiti da nuovi politici; da persone che, pur non essendo state filtrate dagli apparati di partito, abbiano però maturato almeno qualche esperienza e qualche competenza specifica circa la cosa pubblica e il suo governo. Tranne rarissimi casi, non ci sono scorciatoie.

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