IL TENTATIVO DI BERSANI DI METTERE IN PIEDI UNA MAGGIORANZA PARLAMENTARE È FALLITO – ORA TUTTE LE FORZE POLITICHE RESPONSABILI DEVONO RICONOSCERE AL CAPO DELLO STATO IL RUOLO DI ARBITRO POLITICO CIRCA LE COSE DA FARE E COME FARLE, PER EVITARE AL PAESE UNA CATASTROFE ISTITUZIONALE ED ECONOMICA
Editoriale telegrafico, 27 marzo 2012
Non ha alcun senso che Pierluigi Bersani continui a dire “après moi le deluge”, cioè: “dopo il mio tentativo l’unica possibilità è andare al voto”; perché l’opzione “andare al voto”, con la legge elettorale in vigore, non esiste sul piano pratico. Il Presidente della Repubblica non la prende neppure in considerazione. Di questo anche gran parte del Pd è ben convinta.
Neppure avrebbe senso che P.B. domani chiedesse una proroga del suo pre-incarico di uno o due giorni, che poi diventerebbero cinque o sei per via della Pasqua. Se in quest’ultima settimana non è riuscito a mettere insieme una maggioranza, neppure mettendo insieme brandelli di altre forze politiche, è evidente che la via da seguire è un’altra. Per questo è ragionevole pensare che la proroga non verrebbe concessa dal Capo dello Stato.
Nella situazione gravissima in cui il Paese versa, la scelta più responsabile che si possa compiere è quella di assecondare il più possibile l’opera del Capo dello Stato. Sarà lui a individuare una soluzione che rispecchi la situazione del Paese e gli equilibri esistenti in Parlamento e a fare appello al senso di responsabilità istituzionale dei partiti perché la sostengano.
Il senso di responsabilità istituzionale a cui Giorgio Napolitano farà appello comporterà che si accantonino tutti i motivi di divisione, per rimettersi al suo “arbitrato” politico e sostenere un governo capace di fare le cose che egli stesso individuerà come oggi indispensabili per la salvezza del Paese.
Questo è il motivo per cui oggi, nella situazione data, i parlamentari di Scelta civica non possono dare una disponibilità al tentativo di Bersani, nell’ambito di un accordo con il solo Bersani. Quale che fosse il contenuto dell’accordo, esso non porterebbe a nulla. Salvo intralciare l’opera, già difficilissima, del Capo dello Stato.