LE FORZE POLITICHE PIÙ RESPONSABILI DOVRANNO ASSECONDARE CON GRANDE DETERMINAZIONE E SENSO DELLO STATO L’INIZIATIVA DI GIORGIO NAPOLITANO VOLTA A EVITARE AL PAESE UNA CRISI ISTITUZIONALE ED ECONOMICO-FINANZIARIA GRAVISSIMA
Editoriale per la Nwsl n. 239, 5 marzo 2013
Il successo elettorale del Movimento 5 Stelle è l’effetto dell’inconcludenza della politica italiana negli ultimi anni. Ma tornare al voto subito non sarebbe altro che una conferma di quell’inconcludenza. E genererebbe un’inconcludenza ancora più grave, probabilmente fatale per il nostro stesso sistema costituzionale.
A guardar bene, sulle sei o sette cose più urgenti da fare per far ripartire il Paese – riforma elettorale, dimezzamento dei parlamentari, abolizione delle province, lotta senza quartiere all’evasione fiscale, riduzione della spesa pubblica, alleggerimento delle imposte e dei vincoli su lavoro e impresa, trasparenza totale nelle amministrazioni pubbliche, apertura dell’Italia agli investimenti diretti esteri – non sarebbe affatto difficile trovare l’accordo di una larga maggioranza dei parlamentari eletti il 24 e 25 febbraio. Almeno di quelli, e sono davvero molti, convinti di quanto sia stretto il sentiero concretamente percorribile da parte dell’Italia, se essa vuol mantenere la fiducia dei propri creditori e il ruolo di protagonista che le compete dentro l’Unione Europea. Un sentiero molto più stretto di quanto facciano pensare la virulenza della polemica e l’ampiezza delle divergenze a cui abbiamo assistito in campagna elettorale.
Che cosa, dunque, ci blocca? Ci blocca uno steccato vecchio e logoro: quello che fa sentire “quelli di sinistra” antropologicamente diversi da “quelli di destra”, e viceversa; anche quando la pensano allo stesso modo sulle cose concrete da fare. In realtà, oggi, l’orientamento più a destra o più a sinistra può influire solo marginalmente sul modo di fare queste cose possibili e indispensabili per salvare la nostra democrazia e la nostra economia.
Con la costituzione di Scelta Civica intorno all’Agenda Monti (il “sentiero stretto”) ci siamo proposti di mettere al centro la vera scelta di fronte a cui l’Italia oggi si trova: quella pro o contro la strategia concordata con i nostri partner europei per uscire insieme dalla crisi. E abbiamo mostrato nei fatti come a sostegno di questa strategia sia possibile un’intesa salda fra persone che secondo i vecchi schemi avrebbero dovuto considerarsi tra loro come “aliene”. Ora è indispensabile che questa intesa, in forme nuove e rompendo i vecchi schemi, si allarghi.
Quello che la politica non è riuscita a fare nel 2012, essa deve riuscire a farlo ora: la posta in gioco è altissima. Proverà di nuovo a innescare il meccanismo virtuoso, nei giorni prossimi, il Presidente della Repubblica. Tutti coloro che hanno a cuore le sorti del Paese devono fare quanto è in loro potere per assecondarlo.
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