CREARE NUOVO LAVORO: LA SCOMMESSA COSTOSA MA (ORA) POSSIBILE

L’ITALIA ESCE DAL REGIME DI “SORVEGLIATA SPECIALE” IN EUROPA E ACQUISTA MARGINI PER UN CAPITOLO CENTRALE DELL’AGENDA MONTI: L’INCENTIVAZIONE FISCALE DI UN NUOVO RAPPORTO DI LAVORO A TEMPO INDETERMINATO, MENO COSTOSO E MENO RIGIDO

Editoriale di Maurizio Ferrera pubblicato sul Corriere della Sera del 23 febbraio 2013.
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Nell’ultimo giorno di campagna elettorale, quasi soffocata dalle promesse più o meno credibili dei leader, abbiamo sentito anche una importante notizia. L’Italia sta per uscire dal regime di sorveglianza speciale da parte di Bruxelles a causa del suo «deficit eccessivo». Dunque si apre qualche margine di flessibilità per il nostro bilancio pubblico. Lo ha annunciato ufficialmente Mario Monti parlando a Firenze, aggiungendo subito che s’impegnerà per ottenere dall’Ue il semaforo verde per nuove iniziative di spesa nel campo sociale. Non sarà certo facile, ma neppure impossibile. Proprio qualche giorno fa la Commissione ha adottato un pacchetto di misure volte a favorire gli «investimenti sociali». Un’Italia ritornata credibile dopo un anno di sacrifici, con i conti in ordine e un nuovo governo stabile dopo le elezioni, potrebbe farsi pioniere di una «svolta» nella politica economica e fiscale europea orientandola verso obiettivi di crescita, occupazione e inclusione sociale. Si tratta di un’opportunità davvero inaspettata, su cui dovrebbero seriamente riflettere tutti i partiti «europeisti» subito dopo il voto. Indossando il cappello di candidato premier, Monti ha formulato alcune proposte concrete, tutte in linea con il quadro europeo in quanto volte ad aumentare l’occupazione e a facilitare l’inserimento lavorativo di giovani e donne. Le proposte più incisive sono due. Creare nuova occupazione stabile attraverso una drastica riduzione dei contributi a carico delle imprese e dei neo-assunti. Raddoppiare i posti negli asili nido e alleviare i costi sostenuti dalle famiglie per l’accudimento dei figli: un modo per diminuire la vulnerabilità economica delle giovani coppie e sostenere il lavoro delle donne. Si tratta di due misure che costano care, circa sei o sette miliardi. Ma che promettono di accendere quel circolo virtuoso della crescita inclusiva che può portarci fuori dalla crisi. Certo, al candidato Monti è lecito chiedere: non si potevano fare prima queste riforme? Nelle dichiarazioni di ieri il Monti presidente in carica ha risposto così: non si potevano fare, ho ereditato un’emergenza e l’Italia era un sorvegliato ultra-speciale. Dopo i sacrifici, lo Stato può tornare ad investire con il benestare dell’Europa, purché ovviamente spenda per il futuro, lo faccia in modo efficiente e resti credibile agli occhi dei suoi partner e dei mercati internazionali. L’ultimo anno di sacrifici e di intervento sui conti pubblici sarà perlomeno servito a poter disporre di maggiori margini di manovra.
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