LIBERO: SPERIMENTAZIONE E SEMPLIFICAZIONE NELL’AGENDA MONTI

LE DIFFERENZE TRA IL PROGRAMMA DI SCELTA CIVICA E QUELLI DI PD E PDL IN MATERIA DI POLITICHE DEL LAVORO – E LE POSSIBILITÀ DI DIALOGO SU QUESTI TEMI, A SINISTRA E A DESTRA

Intervista a cura di Alessandro Giorgiutti pubblicata su Libero, 15 febbraio 2013

Professor  Pietro Ichino, il punto forte della proposta sul lavoro della Lista Monti è un suo progetto: la “rimodulazione sperimentale del contratto di lavoro a tempo indeterminato”. In sintesi di che si tratta?
Le centinaia di migliaia di collaborazioni a progetto fasulle, che erano già in contrasto con la legge Biagi del 2003 e che ora la legge Fornero ha messo decisamente fuorilegge, interpellano la cattiva coscienza del nostro sistema di protezione del lavoro: alle condizioni attuali di costo e di rigidità il nostro vecchio diritto del lavoro di fatto le esclude.

Appunto: non sarebbe il caso di abrogare queste nuove norme, per evitare il danno?
Abrogarle come propone il PdL, oppure depotenziarle come propone il Pd, significherebbe lasciar sopravvivere il dualismo fra lavoratori protetti e non protetti, che è dannosissimo anche per le imprese. E oltretutto viola il diritto europeo.

Voi che cosa proponete precisamente per risolvere il problema?
Mettere sperimentalmente a disposizione delle imprese e dei lavoratori, per le nuove assunzioni, un rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato più semplice, meno costoso e meno rigido di come è oggi, in modo che la migrazione di quelle centinaia di migliaia di lavoratori a progetto nell’area del lavoro dipendente possa avvenire senza choc di maggiori costi né di maggiore rigidità per le imprese. Se poi l’esperimento si allarga anche ad altre nuove assunzioni, non potremo che salutare la cosa positivamente.

Meno costoso e meno rigido come?
Con una drastica riduzione del cuneo fiscale e contributivo. E con un “costo di separazione” dal lavoratore, in caso di necessità per l’impresa, molto ridotto nella fase iniziale del rapporto e crescente gradualmente con l’anzianità di servizio. Questo costo deve essere destinato a garantire al lavoratore che perde il posto, anche con il contributo del Fondo Sociale Europeo, un servizio di outplacement, cioè di assistenza intensiva nella ricerca della nuova occupazione, e una garanzia di sostegno del reddito nel passaggio dal vecchio al nuovo posto via via più robusta, dal terzo anno di servizio in avanti.

È giusto vedervi l’inizio di un cammino che si conclude col contratto unico?
No. Questo progetto lascia intatta l’articolazione dei possibili tipi contrattuali di cui impresa e lavoratori dispongono, così come essa risulta dalla legge Fornero. Ma tende a far diventare per davvero, nei fatti, il rapporto a tempo indeterminato la forma prevalente d’ingaggio. Come ci chiede l’Unione Europea.

La sperimentazione sarebbe affidata all’iniziativa delle parti sociali, grazie alla contrattazione in deroga consentita dall’articolo 8 della manovra del 2011. Ma se è così quale sarebbe allora il ruolo del governo?
I fatti mostrano che la contrattazione aziendale in deroga prevista da quella norma non può decollare e svilupparsi utilmente senza delle linee-guida. Quello che ci proponiamo è, appunto, di definire le linee-guida circa la sperimentazione contrattuale del nuovo rapporto di lavoro dipendente più semplice e meno rigido, collegando ad esse il godimento degli sgravi fiscali e contributivi.

È questo nuovo contratto indeterminato più flessibile la vostra risposta alle aziende che lamentano eccessi di rigidità nella cosiddetta flessibilità in entrata?
Non soltanto. Un’altra nostra proposta è quella del Codice del lavoro semplificato: un testo unico breve, leggibile da parte di tutte le decine di milioni di persone che devono applicarlo. E traducibile in inglese, in modo da diventare un nostro straordinario biglietto da visita per gli investitori stranieri. La semplificazione legislativa, ovviamente, deve portare con sé anche quella amministrativa.

Siete aperti a interventi di modifica, magari chirurgici, su contratti a termine, a progetto, somministrazione, partite Iva, eccetera?
Si: le collaborazioni autonome continuative vere devono essere consentite. E l’aumento graduale della contribuzione previdenziale dal 27 al 33 per cento è sbagliato: è già stato bloccato nell’agosto scorso e riteniamo debba essere eliminato.

Dopo la sua fuoriuscita dal Pd non sarà più difficile trovare proprio sulle sue idee un’intesa in Parlamento col partito che i sondaggi indicano come il favorito della campagna elettorale?
Durante l’ultima legislatura, metà del gruppo dei senatori del Pd era d’accordo con me su queste cose. E nelle primarie del centrosinistra il 40 per cento ha sostenuto il programma di Matteo Renzi, che conteneva proprio queste stesse cose. Se la lista Monti avrà successo, non sarà difficile raccogliere in Parlamento, da sinistra come da destra, un  largo consenso su questo progetto.

E a un possibile dialogo col PdL, sempre in tema lavoro, ci pensa?
Ho detto: da sinistra e da destra.
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