LA CRISI ITALIANA NON NASCE NEL 2012

DAL 2000 AL 2010 IL PIL PRO CAPITE IN ITALIA HA PERSO MEDIAMENTE OGNI ANNO LO 0,4%: QUESTO, NON LA LEGGE FORNERO, È ALLA RADICE DELLA NOSTRA INCAPACITÀ DI CREARE NUOVA OCCUPAZIONE

Editoriale pubblicato su Il Foglio il 7 febbraio 2013

La riforma del mercato del lavoro approvata dal governo Monti è perfettibile. Onestà intellettuale sconsiglierebbe però di far partire dal luglio scorso la contabilità dei posti di lavoro persi in Italia, come se tutti i problemi fossero nati con l’entrata in vigore della riforma Fornero, e come ieri faceva perfino un giornale che in tempi di crisi costituisce una bussola imprescindibile per qualità e quantità d’informazioni come il confindustriale Sole 24 Ore.
D’altronde, sulla prima pagina dello stesso quotidiano, Alberto Orioli scriveva della “priorità dimenticata”, e poi enfaticamente descriveva un paese “dove il tasso di disoccupazione è al 12 per cento”. (In realtà al 12 per cento non siamo ancora arrivati; l’ultima rilevazione dell’Istat, riferita a dicembre, segna 11,2 per cento). Dato allarmante, ovvio, ma soltanto di mezzo punto superiore rispetto al luglio scorso. Piuttosto, ben prima che arrivasse Monti, dal 2000 al 2010, il pil pro capite nel nostro paese ha perso in media 0,4 punti percentuali ogni anno, ed è da qui che discende la nostra incapacità di creare posti di lavoro. Altro che Fornero.
Combattere per la flessibilità in entrata, cioè una maggiore libertà di assumere con i tempi e le modalità che si preferiscono, è sacrosanto. (Qualcuno, dopo aver raggiunto risultati egregi in materia, è finito anche ammazzato dai terroristi per averlo fatto). Eppure giova ricordare che l’anno scorso Confindustria fu lesta a ritirarsi dalla battaglia culturale per l’affermazione della flessibilità in uscita, cioè della facoltà di ogni imprenditore di licenziare (e assumere) in base a criteri economici. Accade nei paesi scandinavi, oltre che negli Stati Uniti, ma in Italia è tabù. Così ora fa comodo, a una Confindustria parecchio choosy, mirare a Fornero e far pesare la necessaria flessibilità soltanto su precari e partite Iva.

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