QUELLO CHE CHIEDE LA CGIL CON IL SUO PIANO PUÒ ESSERE REALIZZATO NON DALL’ITALIA DA SOLA, MA DALL’EUROPA – E L’EUROPA PUÒ FARLO SOLO SE SI RISTABILISCE LA FIDUCIA E SOLIDARIETÀ RECIPROCA TRA I PAESI CHE LA COMPONGONO
Lettera di Antonio Padoa Schioppa ricevuta il 4 febbraio 2013 – Segue una mia risposta
Caro Pietro,
sono davvero incompatibili il piano di Confindustria e quello della CGIL sul lavoro?
La mia domanda nasce dalla convinzione che la ricetta tua e di Monti sulle strategie normative di semplificazione e di fluidificazione sia assolutamente corretta e decisiva; ma che in pari tempo, in una fase recessiva dell’economia, sia indispensabile anche una quota importante di investimenti pubblici. Questo implica risorse publiche, le quali ovviamente nel bilancio italiano non ci sono per le note ragioni. Ma ci sarebbero nel bilancio europeo, se questo venisse incrementato in una misura ragionevole (ad es. al 2% del Pil europeo, in luogo dell’1% attuale).
Naturalmente tali risorse dovrebbero venir destinate esclusivamente ad investimenti, non alla spesa corrente. E dovrebbero concentrarsi su settori di avanguardia, coltivabili in misura adeguata solo al livello europeo: energie rinnovabili, ricerche di punta, nuove tecnologie. Ad esempio, cospicui investimentI sulle nuove tecnologie e sugli impianti di nuova generazione per l’energia solare sarebbero realizzabili non solo in Europa ma anche in Africa (Sahara), con risultati spettacolari non solo sul piano economico ma anche sul piano politico.
Contrasterebbero il quasi monopolio cinese sull’Africa. Per i privati questo sarebbe impossibile, perché manca il ritorno economico in tempi ragionevoli; è un caso classico in cui l’investimento pubblico si impone. E l’Italia, terra di sole, come l’area mediterranea dell’Unione europea in genere, sarebbe privilegiata.
Dunque, sì alla spesa pubblica per investimenti di avanguardia. Ma al livello europeo.
Ecco perché penso che tra Monti e Bersani e Vendola e Confindustria e CGIL si possa trovare una via di intesa, in quanto i due approcci mi sembrano complementari.
Come incrementare il bilancio dell’UE? Non sarebbe difficile: tassa sulle transazioni finanziarie, Carbon tax, Project bonds, Eurobonds. Con l’intervento legittimante del Parlamento europeo.
Caramente,
Antonio Padoa-Schioppa
La strategia europea disegnata da Monti per uscire dalla crisi corrisponde sostanzialmente a quello che A.P.S. condivisibilmente propone: far sì che l’Italia partecipi da protagonista alla costruzione di una UE capace di fare una politica economica seria a dimensione continentale. In qualche misura questo sta già accadendo (manovra di Draghi e costituzione del Fondo Salva-Stati); ma i tedeschi (Steinbrueck esattamente come Merkel) non sono disposti a emettere eurobond per lo sviluppo, se questo serve agli italiani per eludere la necessità di tagliare gli sprechi, rendere efficienti le loro amministrazioni e far funzionare meglio il loro mercato del lavoro.
Per altro verso:
1. Monti è l’unico che possa ottenere – come ha ottenuto con Draghi – che la cosa non avvenga in due tempi, ma in parallelo nella stessa fase;
2. il piano della Cgil – e non soltanto quelo della Cgil – tende in qualche misura a usare la spesa pubblica proprio per quello che i nostri partner non vogliono: cioè per evitare di fare i conti con la necessità delle riforme delle amministrazioni pubbliche e del mercato del lavoro. Due capitoli sui quali stiamo avanzando con il freno a mano tirato mentre avremmo bisogno di accelerare il più possibile. (p.i.)