UN CONTRATTO DI LAVORO MENO COSTOSO E PIÙ FLESSIBILE, COL QUALE SIA POSSIBILE ASSORBIRE CENTINAIA DI MIGLIAIA DI COLLABORAZIONI AUTONOME FASULLE DANDO AI LAVORATORI UNA NUOVA SICUREZZA ECONOMICA E PROFESSIONALE NEL MERCATO
Intervista a cura di Francesca Piscioneri, per l’Agenzia Reuters, 22 gennaio 2013
Pietro Ichino è determinato a portare in Italia la flexsecurity, cioè lavoro più sicuro a fronte di maggiore flessibilità delle strutture produttive. E prova a farlo attraverso l’Agenda Monti, in definizione in vista delle elezioni di fine febbraio.
In una intervista a Reuters via email il giurista, giornalista e politico italiano – che ha lasciato il Pd per una candidatura al Senato con la lista Monti – spiega quale sia il suo progetto per modernizzare il mercato del lavoro italiano, in particolare giovani con meno di trenta anni, donne e ultracinquantenni.
Proponete un contratto sperimentale a tempo indeterminato ma con libertà di licenziare. Come funziona?
Non si tratta di un contratto ‘unico’. Il contratto di lavoro che intendiamo sperimentare è a tempo indeterminato; ma per le sue caratteristiche di minor costo contributivo e di marcata flessibilità sarà preferibile per le imprese, adatto a tutte le esigenze e in particolare alla necessità di riassorbimento delle centinaia di migliaia di collaborazioni autonome fasulle che non reggono rispetto ai criteri della legge Biagi, ripresi e resi più effettivi dalla legge Fornero.
Di quanti punti saranno gli sgravi contributivi?
Si tratterebbe di ridurre i contributi pensionistici dal 33 al 30%, cioè una via di mezzo tra l’aliquota oggi in vigore per il lavoro subordinato e quella in vigore per le collaborazioni autonome; e ridurre quelli per la Cassa integrazione dal 3,2 allo 0,5%.
Ma se le aziende possono licenziare che tutela avranno i lavoratori?
Per i primi due anni ci sarà soltanto un obbligo di indennizzo, pari a un mese per anno di anzianità di servizio; assai meglio rispetto ai contratti che normalmente si offrono oggi come prima assunzione per i giovani. Dal terzo anno in poi, al lavoratore licenziato dovrà essere offerto anche un “contratto di ricollocazione”, che comporterà una integrazione del trattamento di disoccupazione a carico dell’impresa di durata crescente con l’anzianità di servizio fino a un massimo due anni, che ammonterà al 10% della retribuzione per il primo anno di disoccupazione e al 65% per il secondo anno.
Cosa risponde alle critiche del Pd secondo cui non ci sono reali garanzie se si può licenziare?
L’idea che senza il vecchio articolo 18 ci sia solo precarietà è frutto del provincialismo diffuso nella cultura del lavoro italiana. In tutta Europa la sicurezza economica e professionale dei lavoratori è costruita sulle garanzie di sostegno del reddito e assistenza nella ricerca della nuova occupazione in caso di perdita del posto.
Nel ‘contratto di ricollocazione’ dovrà essere previsto un servizio di outplacement. Di cosa si tratta?
Si tratta di servizi di assistenza intensiva per la ricerca della nuova occupazione. Già esistono in Italia ma, certo, costano. Per questo le Regioni hanno la possibilità di attingere a quel 60% di contributi del Fondo Sociale Europeo, che finora non sono state capaci di utilizzare. Si può pensare a un rimborso alle imprese pari ai quattro quinti del costo-standard di mercato di questo servizio, reso dalle agenzie specializzate.
Quanto costerà la riduzione del contributo pensionistico?
Il contributo pensionistico al 30% comporterà un maggior gettito in tutti i casi in cui si tratterà di vecchie collaborazioni autonome abusive, con contributo al 27%, che si trasformano in rapporti di lavoro dipendente. Comporterà invece un minor gettito rispetto all’aliquota del 33% oggi vigente per il lavoro dipendente. L’entità del saldo positivo o negativo per la gestione pensionistica è difficile da prevedere; ma l’eventuale saldo negativo non costituirà comunque un onere particolarmente rilevante. Anche perché la riduzione del cuneo contributivo contribuirà all’aumento dell’occupazione.
E quanto alla riduzione del contributo per la Cassa integrazione?
La riduzione del contributo farà perdere all’Inps una parte dell’attivo maturato fino alla crisi del 2008, dato da una eccedenza di contributi rispetto alle prestazioni. Nei primi due o tre anni si prevede una diffusione non amplissima dell’esperimento mentre in prospettiva l’eccedenza dei contributi rispetto alle prestazioni dovrà essere eliminata, se vogliamo ridurre il ‘cuneo’ contributivo che oggi penalizza le retribuzioni.
Per incentivare l’occupazione femminile lei propone sgravi Irpef per il primo impiego. Costi e coperture?Ne
Nel disegno di legge Morando-Ichino n. 2102/2010 che prevede questa “azione positiva” il costo è stimato in 4,5 miliardi per il primo anno, decrescente negli anni successivi per effetto dell’aumento della domanda e dell’offerta di lavoro. Lo stesso progetto di legge individua la copertura in un tributo sulla leva finanziaria degli istituti di credito; ma si possono ipotizzare anche fonti di copertura diverse.
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