QUELLI CHE “NON METTONO LE MANI NELLE TASCHE DEGLI ITALIANI”

NEGLI OTTO ANNI DEL GOVERNO BERLUSCONI-TREMONTI, NONOSTANTE LA DRASTICA RIDUZIONE DEL TASSO DI INTERESSE SUL DEBITO DOVUTA AL PASSAGGIO ALL’EURO, LA SPESA PUBBLICA È AUMENTATA OGNI ANNO DI 26 MILIARDI E LE TASSE DI 22 MILIARDI

Secondo editoriale telegrafico per la Nwsl n. 233, 21 gennaio 2013

Fra il 2001 e il 2002, per effetto della sostituzione della lira con l’euro, il tasso di interesse sul nostro debito pubblico è sceso all’incirca dal 13 al 3 per cento. Il debito stesso ammontava allora a 1.300 miliardi: un guadagno notevolissimo, dunque, per il bilancio dello Stato. L’impegno con i nostri partner europei era di destinarne almeno la metà a ridurre il debito: se lo avessimo fatto, oggi non soffriremmo di questa tremenda crisi economico-finanziaria. Invece, negli otto anni di governo Berlusconi-Tremonti, la spesa corrente è aumentata di 206 miliardi di euro (mediamente quasi 26 miliardi all’anno); e le tasse di 176 miliardi, con una media di aumento delle tasse di circa 22 miliardi all’anno. E il debito è aumentato quasi del 50 per cento: da 1.300 a 1.900 miliardi. Una responsabilità gravissima verso il Paese e soprattutto verso i nostri figli e nipoti.
Per completezza della cronaca, nell’anno del governo Monti, nonostante la manovra durissima che ha dovuto essere attuata per evitare il fallimento dello Stato (interamente causato dagli sperperi degli anni precedenti), l’aumento delle tasse è stato di 20 miliardi: due in meno rispetto all’aumento medio del decennio precedente. E il deficit, che nel 2011 era salito al 4,4 per cento, nel 2012 è sceso all’1,4, con l’obiettivo di azzerarsi nel 2013.
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