AL SUO ATTIVO LA RIFORMA DEGLI AMMORTIZZATORI SOCIALI E UN PRIMO PASSO SERIO PER IL SUPERAMENTO DEL DUALISMO PROTETTI/NON PROTETTI – MA IL NUOVO MODELLO DI RAPPORTO DI LAVORO UNIVERSALE SEMPLICE E FLESSIBILE DEVE ANCORA NASCERE
Dichiarazione raccolta da Francesco Riccardi, pubblicata da l’Avvenire l’8 gennaio 2013
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Pietro Ichino, giuslavorista all’Università statale di Milano, già senatore Pd e ora candidato nella lista Monti, vede più luci che ombre nell’ultima riforma del lavoro, anche riguardo agli effetti finora prodotti.
«La legge Fornero è la prima che abbia realizzato una vera e profonda riforma degli ammortizzatori sociali: ha istituito un trattamento di disoccupazione universale di livello europeo, per la prima volta esteso a tutti i lavoratori dipendenti, e ha ricondotto la Cassa integrazione alla sua funzione originaria. Inoltre è la prima che si sia proposta seriamente di contrastare l’apartheid fra lavoratori protetti e non protetti. Lo ha fatto ripristinando il rigore che era originariamente proprio della legge Biagi del 2003 sui contratti di lavoro a progetto. Con alcuni primi significativi effetti positivi: in interi settori la contrattazione collettiva sta realizzando una sorta di “migrazione di massa” dal lavoro a progetto al lavoro subordinato regolare, senza perdite di occupazione. Per esempio nel settore del marketing operativo, con circa 100.000 addetti, sono state contrattate le linee guida proprio per attuare questa trasformazione con aumenti di costo minimi e molto graduali. Sulla stessa strada si sono incamminati alcuni altri settori; e sarebbe bene che lo stesso accadesse nel settore dell’editoria. Ma per ottenere il superamento definitivo del dualismo fra protetti e non protetti nel nostro mercato del lavoro occorre una disciplina del lavoro regolare molto semplificata rispetto all’attuale: la legge Fornero resta legata al nostro vecchio modello di legislazione del lavoro, ipertrofico e ipercomplesso, sempre con la pretesa di regolare troppo. Occorre sperimentare, per le nuove assunzioni, un modello di rapporto di lavoro più flessibile e meno costoso, che sia davvero suscettibile di costituire la forma universale del lavoro dipendente. Sul lavoro autonomo vero e proprio, infine, la legge Fornero è intervenuta con mano un troppo pesante, tra l’altro disponendo un aumento della contribuzione previdenziale a mio avviso eccessivo e inopportuno».
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