IL PARTITO NON È CASA CHIESA E FAMIGLIA

UN LETTORE CITA L’INTERVISTA DI ENRICO MORANDO ALLA STAMPA, RIMPROVERANDOMI DI NON AVER AVUTO LA PAZIENZA CHE OCCORRE SEMPRE IN POLITICA

Lettera pervenuta il 5 gennaio 2013 – Segue la mia risposta

Caro senatore, ricordo che tempo fa lei scrisse, proprio su questo sito, che una delle doti più importanti in politica è la pazienza. Ecco, ho la sensazione che ora lei, uscendo dal Pd dove era temporaneamente minoranza – ma pur sempre con l’opportunità di un seggio parlamentare da cui proseguire la sua battaglia –  abbia peccato di impazienza. Legga l’intervista di Enrico Morando alla Stampa di oggi: si resta nel grande partito e si continua la battaglia, non si fonda un nuovo partitino. Le conservo comunque tutta la mia stima, ben sapendo che non ha scelto la via più comoda per lei personalmente.
L.G.

Una larga maggioranza di chi mi ha seguito e sostenuto fino all’anno scorso ha manifestato consenso alla mia scelta. Ne traggo una conferma, per quanto provvisoria, che lo strumento politico migliore per far camminare le mie idee e proposte sia la nuova formazione che sta nascendo con Monti, la quale sembra volerle valorizzare e porre al centro del proprio programma. E che non aspira affatto a essere un partitino identitario, ma a diventare un grande polo riformista, capace di costituire in mora il conservatorismo che si nasconde sia a destra sia a sinistra. Sono anche convinto che questa mia scelta giovi a chi nel Pd condivide quelle stesse idee e proposte. A meno che si consideri il partito come “casa, chiesa e famiglia” cioè come oggetto di un atto di fede. (p.i.)


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