È POSITIVO CHE NEL PARTITO DEMOCRATICO NON SI SPENGA IL PLURALISMO DELLE IDEE E PROPOSTE IN MATERIA DI POLITICA DEL LAVORO
Intervista a cura di Tonia Mastrobuoni, pubblicata dalla Stampa il 3 gennaio 2013
Pietro Ichino interpreta la candidatura dell’economista Carlo Dell’Aringa nel Pd come un segnale di apertura “ad apporti culturali non omologati”. Che apre però un problema di fondo, secondo il giuslavorista: la convivenza, nel partito di Bersani, di due tesi “tra di loro contraddittorie” su come uscire dalla crisi.
Soprattutto, per il senatore piddino che ha appena lasciato i democratici con una scia di polemiche per approdare nella neonata lista Monti, è evidente che la cultura dominante nel partito resta conservatrice, soprattutto sui temi che il senatore segue più da vicino: quelli del lavoro. La speranza è dunque che “con la nascita del nuovo polo che fa capo a Monti nessuno possa più permettersi di sonnecchiare sui gravissimi problemi del mercato del lavoro italiano”.
Carlo Dell’Aringa è nel listino del Pd e Pier Luigi Bersani ha spiegato che “la presenza del professor Dell’Aringa renderà più forte il nostro impegno sui grandi temi sociali e del lavoro”. Secondo lei cosa significa questa candidatura?
Significa che il Pd è ancora aperto ad apporti culturali non omologati rispetto alle posizioni dominanti nel partito stesso; e questo è un gran bene. Resta però il problema di fondo della compresenza nel Pd di due posizioni tra loro contraddittorie sulla questione cruciale: cioè sulla strategia europea per uscire dalla crisi.
Ci sarà ancora spazio, secondo lei, per progetti come il contratto unico o per riforme che affrontino il problema del dualismo nel mondo del lavoro?
Non mi sembra che quello del dualismo del mercato del lavoro sia stato uno delle temi centrali nelle proposte di riforma sostenute da Carlo Dell’Aringa. Credo, però, che anche lui sia favorevole a una drastica semplificazione della legislazione del lavoro vigente. Se le cose non cambieranno rispetto al recente passato, nel Pd incontrerà comunque anche lui non poche resistenze su questo terreno.
A parte Dell’Aringa si registra il grande successo alle primarie parlamentari di Cesare Damiano e Stefano Fassina, i cosiddetti “laburisti”. Sono il sintomo di uno spostamento a sinistra del partito? O sono il sintomo di quel che afferma Monti, di un partito che è diventato ormai “conservatore”?
Sui temi del mercato del lavoro, effettivamente è dal congresso del 2009 che ho sperimentato nel Pd la prevalenza di atteggiamenti sostanzialmente conservatori. Favoriti dal simmetrico conservatorismo del PdL, che in quattro anni di governo ha sostanzialmente lasciato le cose come stavano. La mia speranza è che, con la nascita del nuovo polo che fa capo a Monti nessuno possa più permettersi di sonnecchiare sui gravissimi problemi del mercato del lavoro italiano.
.